«Neurochirurgia così rischia di chiudere»
BELLUNO. «Il funzionamento, di fatto, soltanto nelle ore diurne della Neurochirurgia è il preludio della chiusura del servizio nell’ospedale di Belluno, quello che dovrebbe essere hub».
È arrabbiata Ottorina Bompani, referente provinciale di Cittadinanzattiva alla notizia che dal primo febbraio la Neurochirurgia va avanti a ranghi ridotti, di fatto costringendo i medici, soprattutto del Pronto soccorso dove arrivano le urgenze, a inviare direttamente a Treviso i pazienti a rischio. «Questo ulteriore taglio ad un servizio essenziale della nostra sanità evidenzia ancora di più un fatto: che cioè qui si continua a non mettere al centro il paziente e la sua salute, ma gli interessi economici. Ha un bel dire il direttore generale anche di Treviso che presto si faranno i bandi per trovare nuovi neurochirurghi e che si troverà il modo per fare una reperibilità notturna e festiva, ma alla fine, dopo tanti mesi di un’attività a metà, il servizio sarà chiuso. Purtroppo l’abbiamo già visto, il fatto che la casistica diminuisca in un reparto, spesso è il motivo per poi chiuderlo. E questo non possiamo permetterlo: per prima cosa perché la Neurochirurgia è un servizio essenziale di urgenza-emergenza, e poi è qualificante per un ospedale hub come dovrebbe essere quello di Belluno».
Ma Bompani si dice altresì sconcertata dal silenzio assordante della politica di fronte a questo ennesimo depauperamento della sanità di montagna. «Forse i nostri amministratori non hanno così a cuore la sanità e la salute dei loro concittadini se di fronte a notizie come quella della Neurochirurgia, nessuno in questi giorni abbia pensato di prendere la parola e di condannare l’ennesimo colpo alla montagna. Pensavo che fossimo tutti d’accordo sul fatto che abitare tra le Dolomiti fosse bellissimo dal punto di vista paesaggistico, ma altrettanto difficile dal punto di vista della garanzia dei servizi. Ma a quanto pare mi sbagliavo».
La referente di Cittadinanzattiva-Tribunale del malato che ha la propria sede all’interno dell’ospedale San Martino, evidenzia come «il territorio abbia già dato in termini di riduzione dei servizi. Si pensi al taglio dei posti letto, una cosa che ha creato non pochi problemi nelle settimane scorse con il picco dell’influenza quando i medici cercavano di ricoverare i pazienti più gravi ma non avevano posti a disposizione. Oppure pensiamo agli accorpamenti dei reparti: tutte operazioni che hanno, ahimè, un unico scopo, quello di ridurre i costi. Ma questo si fa sulla pelle dei cittadini. Ed è una operazione a me non sta bene. Mi auguro che la società civile, visto che i loro amministratori non stanno muovendo un dito, possa prendere una posizione su questa vicenda e su tutte quelle azioni che arrivano dalla Regione che mirano a tagliarci i servizi». (p.d.a.)
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