«Niente elemosine, quei soldi ci spettano»

Le categorie economiche sposano la protesta: «Regaliamo ogni anno 800 milioni di tasse, esigiamo le risorse per i servizi»
Di Francesco Dal Mas

BELLUNO. La Provincia, dunque, è costretta a pietire 28 milioni allo Stato. Di mancati trasferimenti. Ma dal Bellunese quanti soldi arrivano a Roma, attraverso la tasse? Trenta volte tanto, poco meno, ossia 800 milioni. «È inaccettabile». Perché qui è in gioco il futuro della Provincia, anche della provincia con la p minuscola; il futuro, insomma, dei bellunesi. E a dirlo non solo i soliti autonomisti, ma le categorie economiche, da Confindustria all'Appia, da Cna a Confartigianato Imprese Belluno, a Confcommercio. Tutte d'accordo, queste associazioni, con la Provincia e con la sua protesta contro il Governo per i tagli che complessivamente ammontano a 651 milioni di euro. Questa mattina, dunque, i loro rappresentanti saranno a Misurina, venerdì a Belluno, per le due iniziative di protesta promosse dalla presidente Daniela Larese Filon.

«Che un territorio, storicamente virtuoso, sia costretto a mobilitarsi e a manifestare per chiedere al governo le risorse necessarie per garantire servizi essenziali come la manutenzione delle strade e delle scuole è di per sé un segnale inequivocabile del mal funzionamento del sistema-Paese», osservano le categorie. «Se poi consideriamo che i bellunesi “regalano” alle casse dello Stato più di 800 milioni all'anno di tasse (a fronte dei 28 richiesti da Palazzo Piloni!), ciò diventa ancora più inaccettabile».

Industriali, Artigiani, Commercianti ricordano che, per la verità, tutte le Regioni del Nord a statuto ordinario presentano un saldo positivo, ovvero versano molto di più di quanto ricevono, e specificatamente il saldo del Veneto ammonta a circa 18,2 miliardi di euro, che si traduce in 3.733 euro conferiti da ciascun residente. Bellunesi compresi, ovviamente. «Anche per questo», insistono le organizzazioni, «condividiamo, nella sostanza, la mobilitazione promossa dall'amministrazione provinciale: è in gioco la dignità e la sopravvivenza di un territorio, quello bellunese, che da anni contribuisce significativamente alle finanze dello Stato».

Ma che cosa diranno i protagonisti economici delle Dolomiti oggi a Misurina e venerdì a Belluno? «Adesso pretendiamo che quello stesso Stato abbandoni la logica perversa dei tagli lineari agli enti locali e garantisca a Belluno risorse adeguate e certe per l'erogazione dei servizi», ecco la risposta. «Non possiamo, tuttavia, limitarci alla protesta e alla gestione dell'emergenze», insistono. «Le sfide che abbiamo di fronte sono difficili e vanno affrontate con serietà, lungimiranza, pragmatismo e visione. Ai nostri rappresentanti politici di tutti i livelli chiediamo, perciò, un impegno comune e trasversale su alcuni obiettivi concreti e realizzabili a favore dello sviluppo economico della provincia, sull'esempio di quanto è stato fatto con il progetto del digital innovation hub di Feltre, per il quale c'è stata una condivisione di intenti, azioni e risorse tra pubblico e privato».

Un modo di agire, questo, che - secondo l'imprenditoria bellunese - dovrebbe essere esteso anche ad altri ambiti altrettanto strategici. «Pensiamo all'agenzia di marketing territoriale per attrarre turisti, capitali e cervelli, al potenziamento infrastrutturale della provincia, iniziando dal progetto di rilancio della ferrovia. Vogliamo, con le risorse umane ed economiche della Camera di Commercio di Treviso e Belluno, semplificare la vita delle imprese e intraprendere azioni verso la continuità d'impresa, pensando soprattutto ai giovani: perché possano avere un futuro nel nostro territorio». La collaborazione tra pubblico e privato, poi - è la loro conclusione -, potrebbe essere addirittura formalizzata in un nuovo modello di governance che abbia come obiettivo fondamentale lo sviluppo locale, inclusivo e sostenibile.

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