Niente tamponi e il Tribunale le toglie il figlio: «Non lo vedo da più di un anno»

La mamma di Cortina lancia il grido di dolore. Il bimbo è stato affidato al padre di Roma: «Me l’hanno portato via in strada»
Gigi Sosso

CORTINA. Il grido di dolore di una mamma: «È più di un anno che non vedo mio figlio». Era il primo luglio 2021 quando il Tribunale dei Minori ha tolto il bimbo a una donna di Cortina, affidandolo al padre, che invece abita a Roma, per una vicenda legata al Covid-19. I due 44enni non sono sposati e nemmeno conviventi, ma hanno avuto un bambino, che per sei anni ha vissuto in montagna e poi è stato costretto a spostarsi nel centro storico della capitale. Habitat e ritmi di vita completamente diversi.

La donna ha chiesto più volte di poter vedere il bambino attraverso le istanze dell’avvocato Marco Vendramini del foro di Padova, ma non c’è mai stata risposta sul diritto di visita e gli unici contatti tra madre e figlio sono avvenuti via videochiamata, sul telefonino. Nessun abbraccio, nessuna tenerezza. Solo l’inerzia di certi uffici giudiziari, che sta cominciando a diventare pesante. Anzi, insopportabile, soprattutto per chi non può capirla.

La vicenda comincia quando il bambino sta frequentando la prima elementare, a Cortina. È in corso la pandemia, ma a scuola si va ancora e in un certo periodo lo scolaro ha la febbre, uno dei sintomi. Bisognerebbe fare dei tamponi, per tornare in aula, ma la donna non ne vuole sapere. Il bambino accumula un certo numero di giorni di assenza e viene addirittura bocciato, cosa che alla scuola dell’obbligo non succede mai, salvo in casi gravissimi. È l’istituto scolastico a fare la segnalazione alla Procura dei Minori, che nel febbraio 2021 avvia un procedimento.

La donna non ne è a conoscenza e continua a condurre la propria vita come al solito, fino a quando, il primo luglio, le forze di polizia la incrociano a Cortina e hanno in mano il provvedimento del Tribunale dei Minori, che decreta l’affidamento del minore al padre: «Non hanno aspettato nemmeno che madre e figlio tornassero a casa», sottolinea Vendramini, «erano in giro insieme, come era del tutto naturale che fosse, e il piccolo è stato portato via per essere trasferito a Roma. La polizia giudiziaria ha fatto il suo dovere, ma forse non avrebbero guastato un po’ di sensibilità e tatto in più».

Il trauma per la donna è stato tale da dover ricorrere a uno psicologo: da allora, continua a domandare di poter avere un contatto, ma il Tribunale veneziano non le dà retta: «La mia assistita passa per una no vax estremista, che naturalmente non è», riprende Vendramini, «non ha gestito bene la fase pandemica e forse non si è resa conto di quello che stava accadendo in un secondo momento, ma credo abbia tutto il diritto di vedere il bambino con le modalità che sarà il Tribunale a stabilire. Il guaio è che non abbiamo avuto alcuna risposta ed è un problema anche accedere al fascicolo».

Il padre è rappresentato dall’avvocato bellunese Anna Casciarri.

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