Nino Martino rischia quattro anni e mezzo La sentenza ad aprile
«Gestione entusiastica, ma padronale». Per il pubblico ministero Faion l’ex direttore del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, Vitantonio Martino, merita una condanna a quattro anni e sei mesi con le attenuanti generiche per quello che non è ancora prescritto, tra truffa, falso, peculato e abuso d’ufficio. «Gestione imprenditoriale, ma per se stesso». Secondo l’avvocato di parte civile Viel, non solo l’imputato dev’essere condannato alla pena ritenuta di giustizia, ma anche al pagamento di un risarcimento danni di 70 mila euro, compresi quelli di immagine e materiali.
C’era invece «una grande voglia di lanciare questo Parco», nell’interpretazione del difensore Casciarri, per la quale Martino va assolto su tutta la linea perché il fatto non sussiste o non costituisce reato, anche sulla base di una memoria e parecchi documenti prodotti ieri. Non doversi procedere per tutto quello che è già finito in prescrizione per via del tempo che è passato.
I giudici Coniglio, Scolozzi e Cittolin hanno ascoltato requisitorie e arringhe, per poi rinviare per eventuali repliche alle 9.30 del 5 aprile. Seguirà la sentenza di primo grado.
È il processo con una trentina di capi d’imputazione, quello più importante. Tra gli argomenti, le trasferte all’Università del Molise, i viaggi all’estero (Stati Uniti e Patagonia), l’acquisto del libro “Parchi di una sola terra” del quale è autore, la partecipazione a congressi, come quello di Savona, per non parlare di New Orleans, e l’uso di auto, carta di credito e fotocamere del Parco per scopi personali.
La domanda alla quale bisogna rispondere è: il denaro pubblico è stato speso in maniera legittima oppure no? «Non penso di aver mai fatto nulla contro il Parco o contro le leggi», ha garantito Nino Martino nelle dichiarazioni spontanee di inizio udienza. Ma la Procura della Repubblica sostiene tutto il contrario e anche l’Ente Parco. Viel ha chiesto anche un anticipo immediato di 25 mila euro e la concessione della sospensione condizionale subordinato al pagamento.
Ad aprile, se non replicherà la pubblica accusa, non potranno farlo nemmeno le altre parti in causa. Camera di consiglio e sentenza. —
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