No a referendum e fusioni «Vogliamo l’autonomia»

Franca Biglio, presidente dell’Anpci: «Ci ribelleremo alla riduzione dei municipi Si rischiano l’amplificarsi di molti problemi e l’abbandono delle periferie»
Di Francesco Dal Mas

CHIES D’ALPAGO. I piccoli Comuni voteranno no al prossimo referendum. «La riforma cancella la democrazia rappresentativa, attraverso i nominati. I quali, a conferma di ciò, non si vedono più in giro, tanto sono sicuri della loro cadrega». A parlare è Franca Biglio, sindaco di Marsaglia, 300 anime in provincia di Cuneo, che da presidente dell’associazione nazionale dei Piccoli Comuni presiede il meeting in corso a Chies, con una ricognizione ieri sui problemi delle terre alte, specie quelli dati dall’insicurezza del territorio. Questa mattina ci sarà l’incontro con i politici e gli amministratori, per una panoramica a 360 gradi.

Quanti sono i piccoli Comuni?

«Sono 5.836 quelli sotto i 5 mila abitanti, di cui 1.936 sotto i mille».

La fusione è un passaggio inevitabile?

«Lo sostiene l’Anci. E la risposta è che metà degli associati hanno disdetto e sono venuti con l’Anpci. Proceda, in questo senso, chi vuole. Ma il Governo e l’Anci non hanno il diritto di imporlo. Noi siamo virtuosi, rappresentiamo meno dell’1% della spesa pubblica. E le Province spendevano l’1,2%. Sono state le prime ad essere chiuse. Ma noi, come diremo qui a Chies, ci ribelleremo».

Da qualche parte, però, bisogna tagliare.

«Bankitalia lo ha già suggerito, certificando che il debito dell’amministrazione centrale dello Stato è aumentato di 9,3 miliardi, quello delle autonomie locali è diminuito di 2,3 miliardi».

Quindi?

«Si introducano i costi standard. I Piccoli Comuni sono pronti ad applicarli. L’Anci li ha studiati e definiti, ma riposti in un cassetto perché le grandi città non li vogliono».

Guerra all’Anci, dunque?

«L’Anpci è già metà dell’Anci».

Voi avete scritto che le fusioni devono essere determinate unicamente dalla volontà e non dal plagio e dal ricatto. Cioè?

«Riteniamo infatti alquanto sgradevole fare politiche di declassificazione dei cittadini residenti in comuni non fusi garantendo "premi" che servono per abbellire qualche piazza e rifare qualche asfalto ma non risolvono i grandissimi problemi che esistono e che si amplificheranno ampliando l’estensione degli enti che, malgrado il numero esiguo di cittadini, gestiscono territori enormi. Altrettanto sgradevole è attribuire punteggi di merito ai Comuni fusi nei bandi di finanziamento della Regione, quasi che le idee e i progetti siano più importanti in quei territori. Inaccettabile, poi, l’aver eliminato il quorum dai referendum per verificare la volontà popolare riguardo la fusione o meno. Con il quorum quanti referendum sarebbero stati validi?».

Per vivere da soli che cosa rivendicate?

«L’autonomia, semplicemente. L’autonomia gestionale, decisionale, fiscale ed impositiva. Proprio ciò che non ci vogliono riconoscere».

Quindi la battaglia per la sopravvivenza dei Piccoli Comuni non risponde ad afflati nostalgici?

«Sono stupidaggini. Certo, per guardare avanti con sicurezza, abbiamo bisogno di ancoraggi solidi nelle nostre radici, nella identità. Ma, appunto, per guardare avanti e garantire il nostro futuro».

Votate sì al referendum e - dicono i sostenitori di Renzi - l’autonomia è garantita attraverso la Camera delle... autonomie.

«Scherziamo. Questa riforma, con i nominati, cancella la democrazia in Italia. È un approccio politico ed insieme culturale che riguarda da vicino anche i Piccoli Comuni. Se non ci opponiamo, ci sarà la desertificazione».

Non esageri.

«Privato dei servizi, il popolo della montagna scenderà a valle, farà il deportato alla periferia delle grandi città, Belluno compresa».

Ma ci sono Comuni che finanziariamente non reggono.

«Certo, i grandi Comuni. Roma, ad esempio, con 23 miliardi di passivo. Noi sollecitiamo il Fondo di solidarietà, ma constatiamo che purtroppo le risorse vengono convogliate tutte sui grandi enti. Marsaglia, il mio Comune, deve provvedere, con 300 abitanti, a 80 km di strade. L’ultimo casolare da tenere in sicurezza è a 15 km dal centro. A noi neanche un euro, ai grandi sì».

Il ripopolamento si farà con i profughi, gli immigrati?

«A casa mia non ospito una persona se non la posso accogliere dignitosamente. Quindi diciamo di no. Anche perché i Piccoli Comuni non sono stati coinvolti in questo piano».

Come no? L’Anci... «È singolare. L’Anci vuole cancellare i Piccoli Comuni e poi li vuole rivitalizzare con i profughi. Questo Fassino è davvero ridicolo, quanto meno contradditorio».

Quindi niente profughi in casa nostra?

«Ci convochino, ce lo chiedano, ne parliamo. Ma nessun profugo se non siamo nelle condizioni di ospitarlo».

E le centraline idroelettriche?

«Comprendo benissimo la vostra battaglia contro la privatizzazione dell’acqua».

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