No al carcere per reati sessualiAccolto il ricorso di un bellunese

Per la Corte costituzionale è illegittima la norma del 2009 che non permetteva misure alternative al carcere, decidendo su un caso sollevato dal Bellunese: quello di un imprenditore accusato di reati a sfondo sessuale nei confronti dei figli. Richiesta di scarcerazione anche per l'alpinista Ario Sciolari
BELLUNO.
Arresti domiciliari o misure alternative al carcere per reati a sfondo sessuale, anche commessi su minori. Per la Corte costituzionale è illegittima la norma del 2009 che non permetteva misure alternative al carcere, decidendo su un caso sollevato dal Bellunese: quello di un imprenditore accusato di reati a sfondo sessuale nei confronti dei figli. Ed ora è pronta la richiesta di scarcerazione anche per Sciolari.

Sandro De Vecchi, il difensore dell’imprenditore, ancora a maggio chiese al gip di trasformare la misura cautelare in carcere, in arresti domiciliari o provvedimenti alternativi diversi dalla cella: richiesta che all’epoca fu negata perchè la legge non lo permetteva.

Il difensore chiese quindi al gip di sollevare la questione costituzionale su una norma ritenuta discriminante, questione risolta in questi giorni dalla Consulta. Che ha decretato: non è costituzionale disporre il solo carcere come misura preventiva per chi è accusato di reati a sfondo sessuale di qualsiasi genere.

Così, come per l’imprenditore feltrino, anche per un noto alpinista accusato di reati di pedofilia, è pronta la richiesta di misure alternative al carcere, che sarà presentata del suo avvocato Giorgio Azzalini.

«Chiesi al gip Giancotti di sollevare la questione costituzionale sulla norma che impedisce a coloro che sono in carcere per violenza sessuale di avere gli arresti domiciliari» spiega l’avvocato Sandro De Vecchi. «Cosa che ha fatto e questo è il risultato. Non c’era legittimità costituzionale in quella norma: a maggio ho discusso a Roma la questione ed oggi sul sito Corte Costituzionale c’è la sentenza che accoglie l’eccezione e modifica la legge. Ora non è più applicabile».

In questo caso di violenza sessuale, De Vecchi ora chiederà di nuovo il ricorso agli arresti domiciliari o all’allontanamento per il suo assistito, sulla base della modifica attuata dai giudici costituzionali. Di per sè comunque i «domiciliari» non si sarebbero tradotti in un ritorno a casa del papà indagato: già all’epoca era eventualmente pronta una richiesta di misura alternativa che avrebbe previsto l’allontanamento dal domicilio, una sistemazione addirittura nell’attività imprenditoriale che avrebbe potuto continuare a essere mandata avanti dall’uomo. Circostanza che evidentemente il carcere non ha permesso.

«Ci sono domiciliari e domiciliari» fanno capire negli ambienti della magistratura, «un indagato per reati a sfondo sessuale può in qualsiasi modo essere allontanato dal contesto in cui li ha commessi e il carcere può certe volte non essere la misura adeguata anche per fatti e circostanze».

E le richieste di misure alternative anche per altri casi di violenza sessuale e pedofilia, sono pronte ad essere inoltrate ai gip del tribunale di Belluno.

Uno di questi casi è quello dell’alpinista Ario Sciolari che da sempre si professa innocente e che è in carcere per molestie nei confronti di un ragazzino: i fatti sarebbero avvenuti durante un campo estivo nello Zoldano. Il suo avvocato, Giorgio Azzalini chiederà di farlo uscire dalla cella di Baldenich nella quale è rinchiuso da diversi mesi: «Farò subito istanza» dichiara Azzalini «una misura alternativa potrebbe essere l’obbligo di dimora. Certo, dipenderà dal pubblico ministero».

Anche con l’intervento della Consulta, il discrimine nell’applicazione, infatti, resterà sempre la gravità del fatto e l’esigenza della salvaguardia cautelare.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi