«No alla centralina sul Maè distrugge la nostra natura»

Val di Zoldo. Il sindaco De Pellegrin annuncia forme di protesta eclatanti «L’area tra Civetta e Pelmo è una fonte inesauribile per l’economia della valle»
Di Mario Agostini

VAL DI ZOLDO. Dopo la bocciatura della centralina di Goima, un’altra richiesta di concessione idroelettrica incombe sulla Val di Zoldo. È quella presentata dalla “Cire srl” (società con sede legale in Contrada Ponte Valentino a Benevento) e che interessa il torrente Maè in zona Palanche a Pecol. Una derivazione che non piace assolutamente alla popolazione, col sindaco Camillo De Pellegrin che preannuncia forme di protesta eclatanti. Nel frattempo ha presentato alla Regione le sue osservazioni, che rientrano nell’ambito della procedura Via (screning ).

«Come amministrazione, coadiuvati dalle Regole e dalla comunità, adotteremo tutte le misure possibili per impedire che venga posto in essere un ulteriore oltraggio al territorio della Val di Zoldo», tuona il sindaco De Pellegrin. «Al di là delle considerazioni tecniche, che sono oggetto delle osservazioni, si tende a dimenticare che l’area interessata tra Pelmo e Civetta rappresenta non solo un valore ambientale, ma una fonte inesauribile per l’economia turistica della valle. Siamo pronti alla mobilitazione: se simili decisioni vengono prese sulla testa dell’amministrazione e dei cittadini, alcune domande sulla tenuta del sistema democratico credo sia importante porserle».

Il testo sulle osservazioni al progetto è stato spedito alla Regione Veneto lunedì 7 novembre in 146 pagine. Dopo le varie spiegazioni, nelle conclusioni finali si evince che «il progetto proposto si inserisce in un contesto di elevatissimo valore naturalistico e caratterizzato da estrema fragilità». Detto progetto «presenta criticità e lacune tali da non essere approvabile con una semplice procedura di screening. In particolare esso tralascia di descrivere il danno a carico del principale patrimonio e fonte di reddito dell’alta Val di Zoldo, ovverosia il suo paesaggio e il suo ambiente, intesi dal punto di vista percettivo».

«La vista dell’acqua che scorre dentro il centro abitato, il suo rumore, la percezione di freschezza che emana in estate e il gelo che la ricopre con vere e proprie sculture di ghiaccio in inverno», concludono le osservazioni, «non possono essere sottratti a un paese che costituisce un unicum architettonico e paesaggistico dell’alta montagna veneta che vive di turismo, un turismo che tende a essere sempre più sensibile alla bellezza e alla tutela dell’ambiente, alla riscoperta della natura e delle ricchezze storiche e paesaggistiche dell’alta montagna, conservatesi nel tempo in modo quasi miracoloso come in Pecol vecchio e Mareson di Zoldo.

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