«No alle pensioni d’oro», Bortot si riduce il vitalizio
PONTE NELLE ALPI
Contro quel vitalizio da ex parlamentare si era scagliato ancora l’estate scorsa: «Immeritato, dovrebbe essere tagliato della metà». Ma nulla è poi cambiato, nei privilegi della “casta”. E l’ex sindaco di Ponte Giovanni Bortot, due legislature da deputato del Pci (dal 1968 al 1976), alla fine il taglio l’ha dato da sé. Devolvendo mille euro mensili del suo vitalizio alla casa di riposo.
L’estate scorsa, quando era scoppiata l’ondata di protesta contro gli stipendi e i privilegi di parlamentari ed ex parlamentari, Bortot era stato uno dei pochi a mostrare la sua cedolina da 3.313,98 euro mensili, contestando le “pensioni d’oro” degli ex onorevoli.
«L’ho detto allora e lo ripeto adesso, bisogna dimezzare lo stipendio ai deputati e anche ai parlamentari pensionati», spiega Bortot. «Non si capisce come mai noi prendiamo così tanto, quando ad esempio in Spagna i parlamentari prendono un quarto di noi, eppure la Spagna è messa male come l’Italia dal punto di vista della crisi economica. Anche in Germania e in Francia e Inghilterra i parlamentari prendono meno dei nostri».
Parole al vento, quelle dell’estate scorsa. Da allora, infatti, nulla è cambiato. E Bortot ha deciso di prendere l’iniziativa: donerà parte del suo vitalizio alla casa di riposo, con il beneplacito del Comune che lunedì presenterà l’iniziativa.
«Mi sono arrabbiato», dice Bortot, «quando ho visto che a dicembre sembrava venissero fatti questi tagli, poi tutto è stato rinviato al 31 gennaio e al 31 gennaio non è invece successo niente, e tutto è rimasto come prima. E’ una grande vergogna, una porcheria, e io non mi sento più di condividerla: mi sento quasi in colpa, vedendo che molti giovani non arriveranno mai più ad avere una pensione come l’abbiamo noi, tra aumento dell’età pensionabile e precariato. Per questo ho deciso di dare mille euro al mese alla casa di riposo. Mi metto alla pari di tanti altri volontari che fanno la loro parte per dare una mano alla struttura».
Ma l’iniziativa, spiega l’ex sindaco di Ponte, vuol anche stimolare un cambiamento, rivolto anche gli altri ex parlamentari bellunesi: «Bisogna dare un segnale, se va avanti così tra scandali e porcherie e finti tagli, mentre la gente si trova con lavoro precario e paghe sempre più basse, finisce che questa classe politica la mandano a casa a furor di popolo».
Stefano De Barba
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