No dei forestali alla militarizzazione

Il governo ha stabilito l’accorpamento nei carabinieri, i sindacati: «A rischio anche la tutela di aree come il Vincheto»
Di Francesca Valente
- La famiglia di cervi ospitata nei grandi recinti del Vincheto
- La famiglia di cervi ospitata nei grandi recinti del Vincheto

FELTRE. Vorrebbe usare parole rassicuranti, ma non ne trova. Perché nemmeno Stefano Zannol, segretario regionale della Sapaf (Sindacato autonomo polizia ambientale forestale), di stanza al posto fisso di Celarda, sa cosa ne sarà del Corpo Forestale dello Stato. «L'unica certezza è che il Governo vuole accorparci ai Carabinieri, militarizzando un corpo che è sempre stato civile», fin dalla sua costituzione, nel 1822. «Nemmeno l'amministrazione centrale o l'ispettorato generale del Cfs ci hanno dato informazioni, proprio a noi che per avremmo il diritto di informazione preventiva». Così diventa impossibile dare delle risposte consolatorie ai cinque forestali impiegati a Celarda. «Al momento non si è ancora parlato di riconvertire i ruoli tecnici del futuro Corpo forestale», che con tutta probabilità diventerà Carabiniere con ruolo forestale. «Parliamo di persone che non hanno qualifica di pubblica sicurezza e non portano la divisa, assolvendo semplicemente al compito di polizia giudiziaria».

Ma il problema è che «questa figura non è prevista nei Carabinieri. In tutta Italia ci sono un migliaio di forestali che ricoprono questo ruolo, sei nella provincia di Belluno, di cui due qui a Celarda. Il loro futuro è totalmente ignoto». La vera preoccupazione riguarda la direzione che vuole prendere questa riforma del Corpo: «Come sindacati siamo sempre stati favorevoli a una riorganizzazione interna, per chiarire meglio funzioni e competenze. L'idea era quella di affidare certi compiti tecnici a Regioni e Province, ma chissà in quali uffici i nostri colleghi troveranno mai posto».

Ma con questa militarizzazione forzata del Corpo – e di conseguenza del territorio - il rischio è «un'oggettiva soppressione dei servizi. Una parte di noi andrà a fare attività di polizia generica, altri si occuperanno di polizia ambientale e agroalimentare, ma le nostre funzioni sono anche di prevenzione e repressione dei reati contro gli animali e di tutela delle aree protette», come la Riserva naturale del Vincheto. «Impensabile sperare che vengano mantenuti i doppi ruoli», esclama Zannol, «ci saranno ricollocazioni massicce», con il rischio di trasferimenti imposti. Per non parlare dei costi nascosti dell'operazione: basti pensare soltanto alle divise, alle livree delle auto, alla segnaletica, ai corsi di formazione, al riallineamento degli stipendi.

Ma la cosa più grave è che «militarizzando il Corpo forestale ci priveranno dei diritti fondamentali dei lavoratori, come il diritto allo sciopero e alla tutela sindacale». Significa che «non potremmo protestare contro condizioni di lavoro ingiuste né presentare vertenze. Il Governo sta agendo come fosse un regime, non una democrazia», visto che di questa riforma non si è discusso con nessuna delle sigle sindacali. «Non ci è stata mai data la possibilità di trattare», protesta il sindacalista feltrino, «non abbiamo avuto nemmeno la bozza del decreto attuativo. Per questo mobiliteremo i nostri avvocati a livello nazionale per fare ricorso di fronte alla Corte europea, in difesa della sindacalizzazione. Vorremmo almeno fosse mantenuto lo statuto civile, non tanto per una questione etica ma di tutela dei nostri diritti di lavoratori».

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