«Noi dipendenti di Equitalia siamo sotto attacco»

Ieri sportelli chiusi in via Vittorio Veneto. Nessun responso sulla polvere nella lettera, ma una certezza: «Non è antrace»

BELLUNO. «Attacchi verbali, minacce di tutti i tipi. Ora anche le lettere con la polvere. Lavoriamo tutti i giorni in trincea, siamo sotto attacco. Ma noi non c’entriamo». A parlare è Erika Cervo, delegata della Rsa della Cgil all’interno della sede bellunese di Equitalia dove giovedì è stata recapitata una busta con una polvere misteriosa. Un attacco, quello sferrato agli sportelli di via Vittorio Veneto, del tutto simile a quelli messi a segno in varie altre sedi di Equitalia in tutto il Paese.

Dopo la giornata da incubo vissuta giovedì, con i dipendenti bloccati all’interno degli uffici dopo che era stata recapitata la busta e il successivo arrivo di questura, carabinieri, ambulanza, Usl, vigili del fuoco in forze che hanno messo in pratica il protocollo “anti antrace”, anche ieri gli uffici di Equitalia sono rimasti chiusi. «C’è il divieto di entrare fino a che non verrà definito un eventuale rischio batteriologico», chiarisce la delegata della Rsa. I sedici dipendenti di Equitalia ieri all’inizio del turno si sono trovati all’esterno della sede e poco dopo, non appena appreso che gli uffici erano ancora off limits, sono tornati a casa. Non si sa se lunedì l’attività della sede bellunese potrà riprendere regolarmente. Tutto dipende da come evolveranno le indagini sulla polverina.

I campioni sono stati inviati ai laboratori dei vigili del fuoco del nucleo Nbcr (nucleare, batteriologico, chimico, radiologico) di Milano. I risultati sono attesi nelle prossime ore. Di certo, come ha comunicato nelle scorse ore la questura, «Non si tratta di antrace». E questo è già un risultato che ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Certo è che dovrà essere dato un nome alla polverina di colore marroncino-ruggine che usciva da un lembo della busta spedita da uno studio legale di La Spezia, che però non esiste, e con timbro di Verona. Sull’esito delle analisi si incardinerà l’inchiesta in Procura. L’ipotesi più probabile è che venga aperto un fascicolo per procurato allarme. Le indagini proseguono a tutto campo anche nelle altre città dove sono state recapitate alle sedi di Equitalia dove sono state recapitate le buste con la polverina. Quanto alle due dipendenti che giovedì verso le 13 sono state portate al pronto soccorso del San Martino e sono state poi dimesse in serata, spiega la sindacalista: «Le colleghe presentano ancora problemi alla gola, al naso e agli occhi. Devono stare sotto stretto controllo e alle prime eventuali avvisaglie presentarsi al pronto soccorso. È stata proposta anche una cura antibiotica ai colleghi, al momento non mi risulta che qualcuno abbia iniziato la terapia». «C’è un clima di forte preoccupazione, lavoriamo sempre sotto attacco e in questo momento la preoccupazione è ancora più forte. E in tutto questo siamo impotenti», denuncia Cervo, «L’azienda non prende posizione. Subiamo attacchi dall’opinione pubblica e dalle forze politiche. La gente si dimentica che Equitalia è al servizio dello Stato e riscuote per conto degli enti. Agiamo applicando la normativa del 1973». «Siamo indignati, preoccupati, quando abbiamo iniziato a lavorare ad Equitalia non avremmo mai pensato di dover rischiare in prima persona», conclude la sindacalista della Cgil.

Il prossimo 14 novembre è stato indetto uno sciopero nazionale dei dipendenti di Equitalia per protestare contro la situazione di tensione che si è venuta a creare. L’invio delle buste con la polverina è solo l’ennesimo episodio.

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