«Noi pronti ad affrontare tutto non so se lo sia anche l’accusa»
CESIOMAGGIORE. Nemesio Aquini presente. Non era venuto in tribunale per l’udienza preliminare e per il rinvio a giudizio, ma ieri non poteva mancare all’apertura del dibattimento a carico suo e del figlio Samuele. Giaccone marrone, sopra un maglione tipo polo grigio e nero e sguardo fiero: «Sono pronto ad affrontare tutto», garantisce all’esterno dell’aula, dopo che il giudice Coniglio ha snocciolato le date del processo, «mentre non so se lo sia anche il pubblico ministero Marcon. Quello che posso aggiungere è che siamo del tutto innocenti e i nostri avvocati sapranno dimostrarlo».
La Procura è convinta del contrario e il gup Marson ha decretato che le accuse sono sostenibili in giudizio: «Lo so bene, rimane il fatto che a casa nostra non hanno trovato niente di compromettente e non ci sono né impronte né liquidi biologici riconducibili a noi. Il Dna, che ci è era stato prelevato tempo prima, non c’è. Non capisco come si faccia a dire che ci siamo noi dietro a questo Erostrato».
È anche vero che, dopo le caramelle con gli spilli e l’ultima lettera all’asilo di Cergnai, l’anonimo non si è più fatto vivo, almeno che si sappia: «Anche Unabomber ha smesso di colpire», allarga le braccia Nemesio Aquini, «eppure il sospettato è stato definitivamente scagionato. Per quello che ne sappiamo noi, Erostrato potrebbe anche essere morto, dopo aver fatto di tutto per mettersi in luce. Noi non siamo colpevoli e di questo sono sicuro. Peraltro non c’è nemmeno una prova contro di noi».
Il clima a Cesiomaggiore è tornato sereno: «E tra i nostri paesani, c’è chi ci ha manifestato tutta la sua solidarietà, invitandoci a resistere». —
G.S.
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