«Noi scalcagnati... ma poi catturiamo il super terrorista»
BELLUNO. Lupi solitari al soldo di un terrorismo che vuole cambiare i «nostri modi di vivere, ma di cui non bisogna avere paura». Non c’è «nulla di organizzato o sistemico», solo l’azione di folli. Eppur possibile.
Non che il Bellunese possa chiamarsi fuori dal terrorismo islamico: Ismar Mesinovic per andare a morire in Siria è partito da Ponte e a Cortina sono comparse le fioriere in cemento, per evitare blitz con i camion contro la folla a Natale e Pasqua. «Il terrorismo è una minaccia molto presente sul territorio nazionale, perché è un terrorismo liquido, fluido, invisibile», spiega il capo della polizia Franco Gabrielli. «Ma la gente deve vivere la sua tranquillità pretendendo che gli uomini della sicurezza facciano il loro lavoro. Questo terrorismo non deve trovare risposta con il panico: bisogna capire che questi eventi possono accadere, ma non incidono negativamente sulla sicurezza. Non sono sistemi organizzati, ma lupi solitari che hanno solo l’obiettivo di creare panico».
Un anno della sua amministrazione: che situazione vive oggi la polizia?
«Belluno è la mia 60ª questura visitata. Oggi lo stato di salute della polizia vive una sorta di appannamento, specie per i suoi dati anagrafici. Ma è anche vero che ciò è frutto di scelte passate e richieste inascoltate, perché quando si blocca il turn over e il numero di carabinieri e polizia, il risultato è questo. Senza contare che il nostro paese è quello degli anni di un terrorismo endogeno ed è detentore di marchi delle organizzazioni criminali più perniciose. Oggi l’organico è sottodimensionato benchè si debba dire che nelle ultime tre leggi di bilancio c’è l’inversione di tendenza, con lo stanziamento di 1 miliardo. Ma non credo alle condizioni di fatiscenza della polizia, anche perchè dalle critiche sembra che solo noi siamo i più malmessi».
I sindacati proprio ieri hanno sottolineato una serie di falle, li incontrerà?
«Io incontro i poliziotti, non ho bisogno che i sindacati mi sottopongano questioni che ahimè conosco meglio di loro. Anche perché questo è un Paese lungo, dove situazioni e indici di delittuosità non sono uguali ovunque. Noi saremmo la polizia più scalcagnata ma poi è stata la Volante di un nostro commissariato di una qualsiasi questura che ha fermato Anis Amri (il tunisino responsabile dell’attentato di Berlino, ndr), scappato in Italia dopo aver attraversato Germania e Francia. Sono stanco che si evidenzino sempre negatività: noi abbiamo uno straordinario sistema di professionalità e mezzi, mi spiegate perché non mi vedono come uno straccione quando mi siedo al tavolo con le altre polizie europee? Questa situazione mi dà fastidio: è come se a Belluno fossimo in mano a nessuno».
Belluno per la polizia significa Fantuzzi. «Un pezzo importantissimo per la città: questa progettualità deve trovare concretizzazione perché è anche la storia di Belluno. Trovo intelligente che si proceda per step perché le risorse non sono illimitate e vedo che le amministrazioni di questo territorio hanno le idee chiare».
La Polizia Postale: sarà chiusa? «Non c’è nulla di certo, lavoriamo a una riorganizzazione e in stagioni di risorse limitate bisogna razionalizzarne l’uso. La Polpost non controlla fisicamente il territorio perchè il suo controllo è sul virtuale e si pensa di attribuirle competenze a svolgere investigazioni nel mondo Cyber, con alta tecnologia. Ma se ancora oggi la logica è quella del campanile per cui ognuno vuole avere l’officetto, credo che non sia più il tempo. Poi se Belluno la chiudiamo o no, lo vedremo». (cri.co.)
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