«Non barattiamo l’autonomia con i fondi»
BELLUNO. E adesso, a tremare, sono i sindaci di confine con Trento e Bolzano che, da Falcade a Santo Stefano di Cadore, temono di perdere i fondi (chi ce li ha) e, soprattutto, l'autonomia della provincia (peraltro solo promessa). «Autonomia», interviene Alessandra Buzzo, sindaco di Santo Stefano, «che non vogliamo barattare con qualche fondo».
La memoria che Manuel Piller Hoffer, primo cittadino di Sappada, ha presentato ad Enrico Costa è riuscita a far sbottare il ministro per gli Affari regionali, che ha detto: «A questo punto si fa un tagliando sull'utilizzo dei fondi ex Brancher». L'impertinenza del cronista lo ha messo alle strette: questo vuol dire che intende metterli in discussione? «No. Faremo solo delle verifiche».
Ma tanto è bastato per suscitare reazioni preoccupate. A partire da Roger De Menech, parlamentare Pd, presidente del Comitato paritetico per la gestione dell'Intesa sui fondi di confine: «Nessuno pensi di togliere ai territori di montagna quelle risorse indispensabili a ridurre il divario con le Province Autonome». E, rivolto ai politici recalcitranti, De Menech ammonisce: non giocate sulla pelle di amministratori e cittadini; semmai, bisogna incrementare i finanziamenti e includere nel progetto tutte le autonomie confinanti con il Veneto. È l'unica strada, secondo l'esponente politico, per mettere in sicurezza i confini e rispondere fino in fondo alle esigenze della montagna e del Bellunese in primo luogo.
L'ultimo Comune a beneficiare di fondi Odi è stato quello di Falcade: 14 milioni per la telecabina, inaugurata recentemente dal governatore Luca Zaia e dallo stesso De Menech. «Il ministro Costa vuol fare il tagliando sui fondi? Proprio in questi giorni stiamo chiudendo il dossier, venga pure a vedere», lo invita il sindaco omonimo Michele Costa. «Noi prima abbiamo preso un contributo di 800 mila euro e poi questa somma che mette in sicurezza la nostra impiantistica. Per noi questo è lo sviluppo. E adesso, insieme ad altri Comuni, stiamo ragionando sull'area vasta per l'impiego di questi fondi. Interrompere il percorso sarebbe devastante».
«Se l'intento del Governo», afferma De Menech, «è di costruire opportunità di finanziamento più larghe e diffuse a favore della montagna veneta, io sono d'accordo. Allargare lo spettro d'azione dei fondi è stato un mio punto cardine da quando sono diventato presidente del Comitato. Tanto è vero che, nel riscrivere l'intesa nel 2014, abbiamo stabilito che la parte più consistente delle risorse fosse utilizzata per attività con ricadute dirette non solo sui comuni di confine, ma su tutte le aree in cui insistono. Ora, non vedo alcuna utilità nell'alimentare frizioni e contrapposizioni tra i Comuni che vivono la medesima condizione all'interno della montagna veneta. Ritengo urgente, invece, ridefinire la compartecipazione ai fondi di riequilibrio, includendo nel progetto la Regione Veneto e tutte le autonomie confinanti con la nostra regione».
Questo è un richiamo anche a Manuel Piller Hoffer, sindaco di Sappada, che al ministro Costa, ha dimostrato come i Comuni di confine col Fvg non piglino un euro e che, pertanto, sarebbe necessario un riequilibrio con i Comuni che stanno dall'altra parte.
De Menech, poi, azzarda la proposta di una cabina di regia provinciale che possa amministrare i fondi di varia fonte, Ma non pare sia una proposta tanto gradita dai sindaci. Obietta Costa: «I fondi di confine sono per le aree di confine, che soffrono maggiormente il divario con l'altra parte, quella gestita attraverso l'autonomia». «Spalmare le risorse su tutto il territorio», secondo il sindaco di Falcade, «significa, ancora una volta, mantenere il disequilibrio delle aree più marginali. Non vorrei che, alla fin fine, questo fosse il trucco per non garantire l'autonomia alla provincia di Belluno».
Chi è in allarme, per questa prospettiva, risponde al nome di Alessandra Buzzo, sindaco di Santo Stefano, presidente dell'Unione Montana ed esponente del Bard. «Al di là del tagliando annunciato dal ministro sui fondi di confine, che potrebbe risultare un opportuno atto di trasparenza, mi dispiace dirlo, ma non mi trova d'accordo la proposta di De Menech di convogliare tutti i fondi in una cabina di regia. Quelli per le aree interne, che si riferiscono al Comelico, sono appena 3,5 milioni. Perché spalmarli su tutto il territorio, anche quello che non è a disagio come il nostro?».
Ma il motivo più grave di allarme, avvertito da Buzzo, riguarda la circostanza che, insistendo sui fondi, salti l'autonomia della Provincia. «Non vogliamo, insomma, che si baratti l'autonomia con qualche milione in più. Come Sappada non vuole che si baratti il suo ritorno in Friuli con qualche fondo». De Menech, peraltro, invita i sindaci a credere alle sue buone intenzioni. Ed evoca il suo impegno a ripescare i fondi di confine dal limbo. «Ricordo che abbiamo trovato un fondo dormiente, del tutto inutilizzato e con un bel lavoro di squadra ci siamo fatti carico di coordinare il fondo, di siglare una nuova intesa e di renderla operativa».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi