«Non c’erano irregolarità alla Croce Bianca Arabba»

L’ex presidente Delmonego difende la sua gestione e ribatte a Molin Pradel «I rilievi della Finanza smontati dalla difesa, potevamo uscirne senza spese»

LIVINALLONGO. «La Croce Bianca Arabba non ha commesso irregolarità. Il nuovo presidente vuole andare al concordato per poter addossare a me le colpe».

Parole dure quelle che l’ex presidente della Croce Bianca Arabba, Paolo Delmonego, usa per replicare a Roberto Molin Pradel, a capo del nuovo direttivo eletto poco più di un mese fa per sciogliere l’associazione e chiudere così una vicenda che si trascina da ormai quattro anni.

Quest’ultimo aveva spiegato nei giorni scorsi le problematiche lasciate in sospeso dalle passate gestioni. Tra queste un debito di oltre 100 mila euro ed un contenzioso aperto con la Commissione tributaria provinciale a seguito di un controllo della guardia di finanza. Contenzioso che il nuovo direttivo sta pensando di chiudere con un concordato.

Una soluzione che Delmonego contesta però senza mezzi termini perché, dice, «non c’era stato alcuna irregolarità nel nostro operato».

«Mi meraviglio – attacca l’ex presidente – che un ex sindaco non sappia la differenza tra un verbale di contestazione ed una sanzione. Al verbale steso dalla Guardia di finanza a seguito del controllo nella nostra sede avevamo incaricato un legale tributarista di produrre una memoria storica difensiva per controbattere alle accuse che ci venivano avanzate».

Le fiamme gialle, tra l’altro, avevano contestato alla Croce Bianca l’affitto di alcuni locali della sede agli operatori del soccorso piste durante la stagione invernale. Attività che, secondo la Finanza, non avrebbe potuta essere svolta dall’associazione, in quanto onlus, ovvero senza scopo di lucro.

«Invece era tutto in regola – continua Delmonego – in quanto la legge permette questa attività, purché gli introiti siano di entità minima rispetto al bilancio dell’associazione. Questa e tutti gli altri rilievi mossi dalla guardia di finanza erano stati smontati nella memoria difensiva prodotta dal nostro legale tanto che il 24 maggio scorso la Commissione tributaria di Belluno ci aveva risposto che “il ricorso (della Croce Bianca, ndr), alla luce di una sommaria deliberazione del merito possa ritenersi fondato e di conseguenza gli avvisi di accertamento dell’Agenzia delle entrate impugnati possano essere annullati”. Ciò significa che c’erano tutti presupposti per uscire puliti da questa vicenda e soprattutto senza dover pagare alcuna sanzione, perché non c’erano state irregolarità».

«Tutto questo, ovviamente, è documentato», dice Delmonego. «Adesso però il nuovo presidente dice di voler arrivare ad un concordato. Ma, mi chiedo, come si fa a pensare ad una soluzione come questa? Le risposte, a mio avviso sono due: o perché così facendo si può addossare a me le colpe se il Comune, come è stato detto, dovrà spendere ulteriori soldi per coprire i debiti o perché, siccome si tratta di fondi pubblici, si possono sprecare liberamente. Se veramente il nuovo direttivo prenderà questa strada annuncio già da ora che farò verificare a chi di competenza se tutto ciò è legale. In merito a questa vicenda poi, vorrei precisare che la notizia uscita all’epoca secondo la quale la Finanza ci avrebbe contestato 300 mila euro di evasione fiscale era totalmente falsa e fuorviante. Quella cifra è riferita alla somma dei bilanci di 4 anni. È vero che c’è un buco di 100 mila euro, ma il Comune si ritroverà una sede che vale un milione».

Lorenzo Soratroi

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