«Non è così che avremo quanto chiediamo»
BELLUNO. «Non è questo il modo per ottenere l’autonomia: servono dei passaggi istituzionali e costituzionali che deve fare il Parlamento».
Scettico il consigliere regionale del Pd, Sergio Reolon, in merito all’esito delle due consultazioni referendarie conclusesi ieri positivamente per Taibon Agordino e negativamente per Pieve di Cadore. «Ora i cittadini di Taibon dovranno mettersi in fila con tutti gli altri comuni che attendono di passare in Trentino», dice Reolon, che torna a esprimere tutta la sua contrarietà all’uso dello strumento del referendum per ottenere questi risultati. «La regione dolomitica autonoma non si fa con referendum , ma salvando la Provincia di Belluno, perché abbia le forze e le competenze per dialogare con le altre province dolomitiche e costruire una strategia macroregionale. Il perno è la Provincia autonoma, ma non si fanno i referendum».
Reolon se la prende con chi critica quel famoso articolo 15 dello statuto veneto, che prevede la specificità per il Bellunese. «Lo sappiamo bene che l'articolo 15 non è l'autonomia di Belluno, ma tramite questo articolo conferiamo alla Provincia la possibilità di una autonomia gestionale. Serve una riforma costituzionale per avere l'autonomia e, a quanto mi risulta, soltanto il sottoscritto e il parlamentare Bressa e adesso Bressa con De Menech si sono mossi per ottenere quanto chiediamo».
Poi, riferito al Bard, precisa: «Mi spieghino perché Dellai dice a noi di fare i referendum, ma poi il consiglio provinciale di Trento vota contro il passaggio di Lamon. Credo che questi referendum non facciano altro che disgregare l’idea di provincia nelle teste dei bellunesi».
Non esulta nemmeno il vice presidente del consiglio veneto, il leghista Matteo Toscani. «In democrazia ci sono regole precise e vanno rispettate, che piacciano o meno, la democrazia ha sancito il passaggio per Taibon e lo ha negato a Pieve. Sicuramente a Taibon è emerso chiaro un malcontento della popolazione verso un sistema che non dà risposte ai cittadini», precisa Toscani, che aggiunge: «A Pieve, invece, il referendum era incomprensibile e fuori contesto, come avevo detto al sindaco Ciotti e a De Lonrenzo, che mi avevano accusato di non capire nulla. Ora non riesco nemmeno a dire “l’avevo detto”». (p.d.a.)
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