«Non ho la Tv ma la Rai mi perseguita»
Un braccio di ferro che dura dal ’99, ora l’ennesima richiesta di pagare il canone di abbonamento della televisione. L’avvocato Andrea Colle propone di costituire un’associazione
BELLUNO.
Perseguitati dalla Rai uniti in un’associazione. E’ quel che propone l’avvocato Andrea Colle, che di intimazioni a pagare il canone ne ha ricevute a iosa, nonostante la Tv in casa non ce l’abbia proprio: «Per scelta educativa dei miei figli: saremo in due a Belluno a vivere senza Tv, ma nonostante tutto in Rai continuano a minacciarmi di mandarmi la Finanza».
Il braccio di ferro Colle-Rai va avanti dal 1999 ormai, a suon di lettere e controlettere, visite ispettive. La Rai non crede che in casa Colle non ci sia la Tv e ipotizza una evasione del canone annuale. «L’ultimo documento che mi hanno chiesto e che avrebbe dovuto chiudere la pratica, è un’autocertificazione in cui dichiaravo che non ero in possesso della Tv. Fine della storia? Macchè», spiega Colle, «il 3 settembre scorso l’ennesima questua: ricevo il bollettino per pagare il canone. Forse in Rai assumono gente che non sa leggere quel che loro stessi scrivono, a questo punto aspetto uan cartella esattoriale o che venga a casa mamma Finanza. Nel frattempo, se c’è qualcuno che vuol costituire un’associazione di perseguitati Rai, sono pronto».
Le armi si affilano subito nel 1999, dopo il primo bollettino: «Non mi è chiaro per quale motivo codesto ente», scriveva Colle alla Rai, «si permetta di insinuare che presso la mia abitazione debba necessariamente esserci un apparecchio televisivo e minacci di trasmettere il nominativo alla amministrazione finanziaria dando per scontata la mia irregolarità». Rai che in quell’occasione fu invitata a escludere il nominativo di Colle dalla lista «dei cattivi» e «soprattutto dalla propria banca dati» (da dove era stato attinto il nome?). La Rai rispose: non voleva intimare alcunchè ma avrebbe «preso atto della» comunicazione con cui si spiegava di non «detenere alcun apparecchio» Tv.
Botta e risposta con ulteriori annunci di ispezioni e iniziative simili, minacce di inviare la Finanza, ispettori in borghese che chiedono di entrare in casa. La Rai torna a farsi viva via lettera a dicembre del 2006: con la missiva si ricorda l’obbligo di pagare il canone. «Dopo si presenta un ometto in borghese che non ho fatto entrare», continua Colle, «e che è andato via annunciando: “Allora sarà chiamato dalla guardia di finanza”. Figurarsi se debbo essere convocato. Ho scritto nuovamente». «Intollerabile» che si permetta di dubitare della parola di chi afferma che non ha apparecchi Tv - ha proseguito Colle nella sua ennesima lettera - e che lo stesso incaricato Rai avesse fatto «presente con tono evidentemente intimidatorio» come la verifica ultima sarebbe stata oggetto della Finanza.
La Rai veniva quindi diffidata dall’inviare «ulteriori petulanti richieste di questua», cioè il pagamento dell’abbonamento. Missiva che era stata spedita anche al garante della privacy.
Nuova lettera della Rai, nel 2007, con cui in risposta si affermava che le informazioni fornite da Colle non erano «sufficienti a chiudere la pratica» e con cui si chiedeva anche un’autocertificazione. Cosa che Colle ha inoltrato. Col risultato di ricevere un altro bollettino nel settembre di quest’anno. Si ricomincia.
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