Non risiede a Belluno, la priorità non vale
AGORDINO. Suo figlio deve essere sottoposto a un intervento chirurgico urgente altrimenti potrebbe rischiare la vita, ma non essendoci la chirurgia pediatrica in provincia di Belluno deve andare a Treviso. Qui, però, per chi viene da fuori provincia non vale la priorità segnata sull’impegnativa medica. E allora inizia l’attesa per avere un appuntamento che rischia di arrivare fra un mese.
La storia di mamma Silvana e di suo figlio di tre anni e mezzo è di quelle che fanno capire quale scenario si potrebbe aprire nella sanità bellunese se non verrà tenuta in considerazione la specificità di un territorio che è già disagiato di per sé.
La vicenda inizia una decina di giorni fa quando la signora porta il figlioletto a una visita pediatrica a pagamento, «perché se si va col sistema sanitario c’è troppo da aspettare», dice. Lo specialista al termine della visita dice a Silvana che il bambino è a rischio e che deve essere operato. «Se dovesse aggravarsi, mi ha detto il medico, avremmo a disposizione soltanto sei ore per intervenire chirurgicamente. Se così non fosse, rischieremmo di veder pregiudicate per sempre le condizioni fisiche di nostro figlio».
Una diagnosi che impone, quindi, di intervenire al più presto. «Sono andata dalla mia pediatra che mi ha fatto l’impegnativa bianca per una visita chirurgica pediatrica con priorità B: la visita deve essere fatta entro 10 giorni», racconta la mamma che aggiunge: «Non essendoci la chirurgia pediatrica a Belluno, la pediatra mi consiglia di rivolgermi a Treviso». E così iniziano le telefonate al Cup prima, poi all’ufficio relazione col pubblico, infine direttamente in reparto. «Mi sono sentita dire che non c’era posto e che mi avrebbero messo in lista di attesa per la visita, non sapendomi dire, però, quando mi sarebbe stato dato un appuntamento. Poi sono venuta a sapere che prima dei 30 giorni non lo avrei avuto, perché risiedo in un’altra provincia. Ho dovuto addirittura attendere che verificassero che a Belluno non c’era questa specializzazione. Ho perfino chiamato il reparto, ma mi sono sentita rispondere di stare calma e che non era il posto a cui dovevo rivolgermi. Intanto, sono passati i 10 giorni entro cui avrei dovuto far visitare mio figlio e non so nemmeno quanto dovrò attendere per avere l’appuntamento. A questo punto mi rivolgerò a Bolzano. Io le risposte le ho cercate, ma nessuno me le ha date. Stiamo parlando della salute di un bambino, del nostro futuro, ma siamo trattati in questo modo. Trovo tutto questo sconcertante».
A prendere le difese della donna interviene Gianluigi Della Giacoma, segretario della Fp Cgil. «Siamo di fronte a una situazione grottesca», sbotta il sindacalista. «Se queste sono le premesse di come sarà la nostra sanità, c’è da preoccuparsi. A parte il fatto che alcune specialità non ci sono nemmeno ora nel nostro ospedale hub, cosa sarà quando il San Martino sarà declassato?», si domanda preoccupato Della Giacoma, «Se il piano prevede che dobbiamo gravitare su Treviso dove ci sono le specializzazioni, non è più possibile che si applichi il principio per cui la priorità della prestazione valgono soltanto per chi risiede nel comune dove c’è l’ospedale. Perché in questo modo noi di Belluno saremmo sempre cittadini di serie B. Dobbiamo mobilitarci per evitare che questo succeda». (p.d.a.)
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