«Non sempre si fa male a trasgredire»
BELLUNO. L’uomo è cittadino del mondo.
Questo uno dei messaggi usciti dalle orazioni che si sono tenute ieri mattina durante la celebrazione in piazza dei Martiri.
La città ha infatti festeggiato il 69° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. E il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, che ha svolto uno dei due discorsi ufficiali, non ha mancato di puntare l’attenzione sulla realtà attuale e su alcuni recenti fatti di cronaca. In particolare, sottolineando che i «valori sanciti dalla Costituzione, di cui oggi beneficiamo, sono tutt’altro che scontati», ha lanciato un pensiero ai profughi arrivati in provincia la settimana scorsa. «Il valore dell’ospitalità, per esempio, non è così ovvio e deve essere difeso, lo vediamo con i rifugiati che stiamo accogliendo in questi giorni», ha detto, «e gli stessi valori per cui i nostri concittadini hanno lottato quasi 70 anni fa, nei paesi di origine di queste persone, che oggi cercano aiuto nel nostro territorio, sono ancora negati».
Insomma, la vera sfida della contemporaneità è riuscire «a immaginare quanto accaduto negli anni tra il 1943 e il 1945 rendendolo esperienza diretta», ha affermato Massaro, «creando un’evidenza per chi la storia non l’ha vissuta, ma oggi può godere dei risultati che la lotta per la libertà ha portato». In piazza Martiri, ad assistere all’alzabandiera e alla posa di una corona al monumento alla Resistenza non c’erano solo autorità civili e militari, ma anche tanta gente comune. «La Liberazione non fu soltanto episodio militare», ha commentato a questo proposito Gino Sperandio, che ha preso la parola per l’Anpi, «ma un moto culturale che portò a un patto tra uomini liberi, che insieme costruirono la Costituzione». Ma 70 anni fa, insieme ai valori di libertà, democrazia e uguaglianza, celebrati ogni anno il 25 aprile, nacque anche il tema dell’unità europea. «Ciò grazie al Manifesto di Ventotène, redatto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi», ha ricordato Sperandio, «che già negli anni Quaranta ebbero la lungimiranza di intravedere che la caduta dei governi militari avrebbe creato un nuovo problema per l’Europa, ovvero la capacità di far sì che non ci fossero più guerre».
Una terza via, in sostanza, basata sul welfare, ma soprattutto sul principio di autodeterminazione dei popoli. «Il dibattito a cui oggi dobbiamo guardare», ha aggiunto Sperandio, «è quello formulato anche da personalità come Luigi Einaudi, che ribadì i concetti di universalità e libera circolazione dei popoli nel mondo». La deposizione della corona è stata anticipata dalle note di “Bella ciao”, eseguite dal complesso bandistico “Città di Belluno”. «Ci preoccupa», ha detto Sperandio, «che alcune persone e autorità possano ancora ritenere pericolosi certi simboli della Liberazione, come lo è questa canzone».
Proprio il concetto di libertà è quello risuonato più volte in piazza Martiri. «La mostra inaugurata ieri a Palazzo Crepadona e organizzata dall’Anpi si intitola “Ribellli per la libertà”», ha fatto presente Massaro. «Ebbene, la ribellione non è sempre da intendersi come trasgressione. In quel che fa riferimento ai fatti accaduti quasi 70 anni fa si tratta di una ribellione giusta, che invita a riflettere sul confine oltre il quale si rischia di cadere nel “buio”. Anche negli enti locali, soprattutto in questo periodo, il tema più difficile è quello di riuscire a capire fino a che punto bisogna rispettare le regole e quando invece è giusto trasgredirle per andare incontro ai cittadini. I principi di uguaglianza e rispetto della dignità umana combattono la sciagura di una burocrazia fine a se stessa».
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