«Non siamo periferia di Treviso i servizi devono rimanere qui»
BELLUNO. Anno domini 2020. Un uomo si sente male a Livinallongo. Piove, l’elicottero non vola. L’ambulanza deve percorrere 145 km per portare il paziente a Treviso. A sirene spiegate, ci vorrebbero non meno di due ore. È l’immagine, dura ma chiarissima, di cosa rischiano i bellunesi se non si arresterà la «forzata transumanza di tutti i servizi, sanità compresa, programmata con snervante puntualità dalla Regione Veneto, che punta a far sì che nemmeno i servizi minimi di assistenza siano garantiti ai bellunesi». Sono le parole di Giangiacomo Nicolini, consigliere comunale, medico, estensore della mozione votata ieri, all’unanimità a Palazzo Rosso.
Un testo elaborato dalla commissione sanità, formata dai medici che siedono in maggioranza in consiglio comunale, ed emendato grazie all’impegno di tutti i capigruppi e dei membri della terza commissione. Il consiglio è stato interrotto più volte, ieri pomeriggio, per arrivare ad un testo condiviso. Lo hanno votato tutti, ad eccezione della Lega, che non ha partecipato pur rimanendo all’interno dell’emiciclo. Il testo evidenzia i rischi che avrebbe, per l’intero territorio provinciale e per la gente che lo abita, la perdita del ruolo di hub dell’ospedale San Martino: da un lato il depotenziamento degli ospedali di Feltre, Agordo e Pieve di Cadore, dall’altro «la centralizzazione di un paziente su Treviso non garantirebbe i livelli minimi di assistenza necessari nelle patologie tempo dipendenti». C’è un’ora di tempo per tentare di salvare la vita ad una persona. E Treviso è troppo lontana dalla montagna.
Si ricorda anche che la Regione intende sì ridurre il numero degli ospedale hub da sette a cinque, ma perché si basa sul bacino di utenza, criterio stabilito dal decreto ministeriale 70 del 2015. Il consiglio ha dato mandato al sindaco di coinvolgere tutti i Comuni nell’elaborazione di una proposta per salvaguardare la sanità bellunese da inviare alla Regione, di richiedere la costituzione di un tavolo permanente sulla sanità in sede provinciale e di chiedere al governo di modificare il Dm 70 affinché venga garantita una deroga per le province di Belluno e Sondrio.
Accorata e a tratti emozionante la presentazione della mozione da parte di Nicolini. «Non posso assistere allo scempio che si perpetua a carico della nostra sanità. Si sta solo dando il nome a qualcosa che è già iniziato da diverso tempo». Sono già stati tolti «servizi essenziali e salvavita», e un esempio è Neurochirurgia: ormai tutte le urgenze e gli interventi vengono gestiti a Treviso. «Definire un ospedale Hub o Spoke non è una questione semantica, ma di contenuti», ha aggiunto. A Belluno serve una deroga ai criteri fissati dal Dm 70, «come è già stato fatto per il vigente piano socio sanitario. Se perdiamo questa specificità ci resteranno solo i reparti “base”, per tutto il resto, la specialistica avanzata, l’emergenza… dovremo sperare di essere fortunati».
«La provincia di Belluno non è la periferia di Treviso. Uno non può essere uguale a uno. Un bellunese deve essere uguale a cinque trevisani, se vogliamo pensare ad un’equazione che salvi la nostra sanità». Portando i medici a tornare a scegliere l’ospedale di Belluno. «Chiediamo che Belluno rimanga ospedale hub e che nessun servizio venga depotenziato e smantellato», ha concluso Nicolini.
«Questa è una battaglia per mantenere inalterati i servizi», ha evidenziato Paolo Bello. Numerosi sono stati gli emendamenti del Pd, che hanno voluto lanciare un messaggio politico, oltre che tecnico. La Lega ha garantito il suo impegno a interfacciarsi con i rappresentanti bellunesi in Regione, ricordando che quella che è stata presentata è «solo una bozza». Pare sarà garantita la specificità bellunese. «Forse Mantoan ha presentato questa bozza proprio per vedere come reagiva il territorio e bene abbiamo fatto a produrre questo testo in maniera collegiale», ha evidenziato Franco Roccon.
Da Paolo Gamba, invece, è arrivato un auspicio: «Che questo sia l’inizio di un percorso diverso da quello che ci ha portati a questo punto. In questi anni la politica non ha mai preso una posizione forte. La mozione non risolverà tutti i problemi della sanità bellunese ma almeno detta degli indirizzi». Posizione condivisa da Raffaele Addamiano e da Pingitore.
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