«Non volevamo piangere siamo state forti per lui»
SEDICO. Tutta la famiglia è riunita in via Casate. Le figlie, i nipoti, le sorelle di Danilo Calonego, la seconda moglie e la figlia nata dal matrimonio con quest’ultima, Wisel, sono tutti insieme. Stretti attorno al loro caro finalmente libero. «Siamo stati tanto in pensiero in queste lunghe settimane», confessa Wisel, arrivata da Milano, dove vive, per abbracciare il padre. Gli sta vicino, si stringe a lui, gli accarezza la schiena.
Le è mancato, papà Danilo: «Prima quando era in Libia ci sentivamo quasi tutti i giorni, per telefono o via mail se non c’era linea. Non sentirlo per tanti giorni è stata dura. Speravamo solo che stesse bene». Si commuove, la giovanissima Wisel. «Non volevamo perdere la speranza, abbiamo sempre avuto fiducia anche se è stata dura. Non volevamo neanche piangere, aspettavamo solo che tornasse a casa. E adesso voglio solo stare un po’ con lui».
Melika è più schiva della figlia. Fatica a trovare le parole per raccontare la felicità provata nel riabbracciare il marito: «Sono stati giorni lunghi, faticosi, ma ho sempre avuto fiducia», riesce a dire. E cosa ha fatto appena lo ha visto, all’aeroporto di Venezia? «Lo ho abbracciato e baciato».
«Io non ricordo nemmeno cosa gli ho detto appena l’ho rivisto», confessa Wisel. «Avevo paura che questa esperienza gli avesse lasciato un trauma, invece lo vedo positivo, sereno. E sono contenta. Non auguro a nessuno di passare quello che abbiamo vissuto in queste settimane, anche se la gioia che abbiamo provato quando lo abbiamo potuto riabbracciare... quella sì è stata un’esperienza fortissima da vivere».
In via Casate le persone arrivano un po’ alla spicciolata. Alle 11 la famiglia accoglie i giornalisti in casa: «Piove troppo, entrate che si sta più comodi». Nel salotto della casa di Danilo Calonego c’è il fuoco che arde nella stufa.
L’ambiente è accogliente, caldo. Melika prepara il the marocchino, per tutti. Mette sul tavolo dei dolcetti. Danilo la osserva, lo sguardo attento di fronte a quel gesto che le avrà visto fare tantissime volte, nella loro casa a Marrakesh.
Tutto attorno ci sono le sorelle, Daniela e Mariagrazia, la figlia Simona, nata dal primo matrimonio di Danilo Calonego. Pamela arriva qualche minuto più tardi. Non mancano i cognati e i nipoti, due maschi adolescenti e una ragazzina di nove anni. Sono stati i primi a stringersi al nonno, nella notte fra sabato e ieri, quando è finalmente arrivato a Peron.
«Le autorità a Roma mi hanno detto che devo rimanere a disposizione», confessa Danilo Calonego. «Per un po’ non mi muoverò. Poi voglio andare in Marocco, per passare l’inverno».
Ma prima c’è il pranzo della domenica da vivere, tutti assieme. Una pasta al ragù. Da gustare brindando al ritorno di Danilo Calonego. (a.f.)
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