Notte di fuochi tra i filari per salvare le viti dal gelo

L’azienda De Bacco ha scongiurato i danni nel vigneto da un ettaro ad Arsiè. Duro lavoro dalle 23 di lunedì all’alba di martedì. La situazione più critica alle 6



Fuochi accesi tra i filari per salvare le viti dalle gelate. Quella tra lunedì e martedì è stata una notte di lavoro nel vigneto dell’azienda agricola De Bacco ad Arsiè, la zona più colpita dal freddo, dove la temperatura è andata sotto zero e i falò sono stati provvidenziali per proteggere le piante. Una pratica antica, diffusa in Francia, soprattutto nella Borgogna, meno usuale in Italia.

A Marco De Bacco l’ha insegnata il nonno: «Abbiamo scongiurato i danni della gelata. Il termometro segnava meno 1 grado, ma abbiamo salvato tutto, è andata bene», dice viticoltore, che ha passato la nottata nel vigneto a correre avanti e indietro per seguire i piccoli falò, tenendoli sempre vivi ma non troppo alti. Alla fine, il contapassi del suo telefono ha segnato tredici chilometri percorsi nella lotta contro il gelo tornato in questo inizio di maggio di freddo anomalo.

L’altra notte però, nessun problema a Pedavena, a Mugnai, a Seren e Fonzaso, ma nemmeno nelle frazioni alte del Comune di Arsiè, Rocca e Fastro, dove si trovano gli altri terreni dell’azienda De Bacco. Sorvegliata speciale «solamente una superficie di un ettaro ad Arsiè», spiega Marco De Bacco, che si era tenuto in contatto con i previsori del meteo.

«Eravamo pronti ad intervenire dappertutto, ma sarebbe stato difficile farlo su tutti i dieci ettari di terreno che abbiamo e sapevamo che l’unica situazione a rischio potesse essere quella. Abbiamo iniziato a bruciare alle 23 e siamo andati avanti ininterrottamente fino al sorgere del sole, alle 6.30 circa, quando abbiamo visto che la temperatura si alzava», racconta Marco De Bacco. Il momento più freddo è stato prima dell’alba, verso le 6.

«Siamo stati fortunati a salvare tutte le viti in produzione, abbiamo lavorato in due, bruciando paglia e fieno vecchi, tenendo vive le fiamme e soprattutto facendo fumo, perché il fuoco in sé fatica ad alzare la temperatura ed è più che altro la coltre di fumo denso che si genera e che funge da protezione. È un vecchio rimedio per evitare che i germogli gelino», spiega il viticoltore feltrino, ricordando l’insegnamento dei nonni.

«I fuochi erano a dieci metri di distanza l’uno dall’altro a file alterne. Ne abbiamo accesi tanti e bisogna correre avanti e indietro», spiega Marco De Bacco, «perché i falò devono essere alimentati un po’ alla volta, costantemente. Bisogna tenerli controllati per non farli morire. Tanta fatica, ma alla fine è andata bene, abbiamo salvato tutto».

Parallelamente, anche un’altra azienda a Limana ha adottato lo stessa tecnica, chiedendo proprio a De Bacco come fare, ma l’ha messa in pratica più che altro precauzionalmente, perché le temperature in quella zona sono state più alte. —

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