Novanta infermieri pronti per le emergenze

BELLUNO. Infermieri sempre più specializzati, tanto che potranno agire al posto del medico in caso di necessità.
Parte da Belluno e dall’Usl 1 il progetto pilota regionale per incrementare le competenze di una figura spesso dimenticata e invece così importante come quella dell’infermiere.
Il dipartimento dell’emergenza-urgenza dell’azienda sanitaria bellunese, infatti, capitanata dal direttore Giovanni Cipolotti, ha messo a punto un piano che vedrà la luce entro la fine del 2015 e che prevede un carico maggiore di competenze proprio per gli infermieri.
«Si tratta di un progetto sperimentale che ci vede provincia-pilota in Veneto. Una volta testato, potrà essere applicato anche a livello regionale», spiega Cipolotti. «L’idea nasce perché in alcune fasce orarie, quelle di maggiore attività, può capitare che le emergenze sul territorio siano più di una: se un medico è impegnato su un fronte, sull’altro c’è bisogno di qualche operatore con elevate competenze. Non potendo andare il personale medico, l’infermiere dovrà essere in grado di andare sul posto dell’incidente o di una qualsiasi emergenza e gestirla».
Il primario del Suem specifica che il progetto consiste nello studiare degli algoritmi clinico-assistenziali in base ai quali l’infermiere sappia muoversi col paziente. Il personale del comparto dovrà raccogliere segni e sintomi del paziente, avendo poi la possibilità di fare manovre mediche e somministrare farmaci; in casi particolari, tramite la centrale operativa, potranno colloquiare con il medico referente e decidere altri atti terapeutici da eseguire».
Cipolotti rassicura: «Tranquilli, agiamo in base a protocolli internazionali, quindi si tratta di procedure e di un sistema di cura già utilizzato in altri paesi come l’Inghilterra o la Svizzera, dove abbiamo seguito anche uno stage, ma anche in Lombardia, dove abbiamo inviato alcuni nostri infermieri a seguire delle lezioni».
Entro l’autunno partiranno i corsi di formazione che saranno seguiti subito dagli infermieri dell’emergenza territoriale dell’ospedale di Belluno e di Agordo, strutture dove manca ancora l’ambulanza medicalizzata. E poi a seguire il personale degli altri ospedali.
«Siamo nella fase di pianificazione dei protocolli operativi che, se dovessero funzionare, saranno estesi al resto del Veneto», conclude Cipolotti. «Ai corsi parteciperanno 90 infermieri ed entro la fine del 2016 contiamo di averli già formati tutti e di partire a pieno regime. Ad oggi l’infermiere già opera in modo autonomo nell’attività intraospedaliera ad esempio nella defibrillazione. Con questo progetto pilota andremo a completare la sua competenza sul piano extra ospedaliero, cioè nell’attività sul territorio». (p.d.a.)
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