Nubi nere su Wanbao: aumenta i prezzi e paga in ritardo clienti e fornitori

Il consiglio di sorveglianza critica la mossa della proprietà: «Così si rischia davvero di chiudere lo stabilimento ex Acc»



«Stiamo valutando il da farsi». Le parole della proprietà cinese hanno provocato delusione e preoccupazione nei membri del Consiglio di sorveglianza socio istituzionale di Wanbao-Acc, riunitisi ieri mattina nel municipio di Borgo Valbelluna.

Al tavolo, oltre al sindaco Stefano Cesa e all’assessore regionale Elena Donazzan, erano presenti il commissario straordinario Maurizio Castro, il presidente della Provincia Roberto Padrin, il sindaco di Feltre Paolo Perenzin, l’assessore di Lamon Mariuccia Resenterra, l’onorevole Dario Bond, il segretario particolare Antonio Codemo (in rappresentanza del ministro D’Incà), le rsu, i segretari di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil e quelli delle tre organizzazioni sindacali. Per la proprietà cinese, presenti l’amministratore delegato Lu Haijiang, il direttore di stabilimento Enrico Zanivan, il consulente legale Bai Junyi e l’assistente di direzione Stefania Cavallaro. Per Confindustria Belluno, Andrea Gnesin. L’incontro era stato richiesto dal sindaco Cesa e dall’assessore Donazzan per avere chiarimenti in merito alle preoccupanti comunicazioni della proprietà ai lavoratori sul futuro dello stabilimento.

La delusione

Tutti i componenti del tavolo si aspettavano di capire come Wanbao intenda agire, ma non è stato così. L’azienda ha letto una dichiarazione scritta in cui si spiega come la proprietà cinese abbia adempiuto agli obblighi contrattuali del 2014, anno dell’acquisizione, e come la situazione al momento sia grave, viste anche le perdite economiche che nel tempo non sono state arginate. «Stiamo valutando profondamente la decisione da prendere», si sono poi limitati a dire i cinesi. Parole che hanno lasciato grande delusione tra i convenuti, che avevano avanzato domande precise e puntuali a Wanbao. Dall’amministratore delegato mister Lu nessuna risposta, solo un laconico: «Dovrò consultarmi con i vertici in Cina».

I nuovi problemi

Nel corso dell’incontro, iniziato alle 11 e conclusosi alle 13.30, il quadro dello stabilimento zumellese si è oscurato di ulteriori nubi. Negli ultimi giorni, infatti, l’azienda ha comunicato ai fornitori una stretta sui pagamenti, mentre ai clienti, oltre all’annuncio di un aumento immediato dei prezzi del compressore da 1,5 euro a 3 euro, è stato chiesto di dividere il pagamento in due tranche: una parte al momento dell’ordine, il resto alla consegna. Richieste che hanno fatto accapponare la pelle ai presenti, che hanno letto questa operazione non certo come una manovra per contenere le perdite, ma per giungere alla chiusura dello stabilimento. Si è anche saputo che Wanbao avrebbe indirizzato fornitori e clienti a rivolgersi alla fabbrica cinese e non a Mel per l’approvvigionamento dei pezzi.

La Regione

L’assessore regionale Elena Donazzan ha parlato di un problema diplomatico. «Nelle scelte di politica industriale all’attenzione della Regione Veneto», ha dichiarato l’assessore Donazzan, «resta centrale lo stabilimento produttivo di Mel. Destano particolare preoccupazione le fibrillazioni legate al cambio di direzione rispetto agli accordi assunti da Wanbao in sede ministeriale. Tale situazione ci impone di affrontare le relazioni con Wanbao non solo dal punto di vista del rispetto del piano industriale, ma anche nel piano delle relazioni diplomatiche ai massimi livelli». L’assessore veneto, che da sempre segue le vicende dello stabilimento zumellese, ha precisato che «la determinazione avuta nelle varie azioni sostenute dal Consiglio di sorveglianza socio istituzionale nella varie tematiche affrontate finora per Acc, ci troverà nuovamente pronti nelle richieste di chiarimento sulle prospettive industriali e sulla volontà di Wanbao di permanere in Italia, nello stabilimento bellunese. In queste risposte dobbiamo trovare riscontro agli impegni assunti formalmente con l’accordo del 2016 e dovranno essere chiariti i troppi e rilevanti aspetti emersi nella riunione odierna a cui dall’azienda non è stata data alcuna risposta». —



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