Nucleare, il Veneto si offre: «Pronti per una centrale». Ma scoppia la polemica sui siti

Il governatore Giancarlo Galan: «Ho scelto Polesine Camerini Ma i tecnici hanno detto no»
MILANO. «Parliamone, perché no?». Giancarlo Galan apre il Veneto al nucleare dopo la firma del patto tra Italia e Francia per la costruzione di quattro centrali sul territorio nazionale. «Bisogna affrontare il problema senza ipocrisie - sostiene il governatore - le energie alternative sono importanti e vanno sviluppate: la verità è che per il futuro l’unica soluzione è il nucleare. In Italia, attualmente, c’è un duplice problema che è di riuscire a produrre energia e di farlo a prezzi competitivi.


E affinché questo avvenga dobbiamo riuscire ad affrancarci politicamente dalle fonti di approvvigionamento - prosegue Galan - certo noi abbiamo già fatto qualcosa con il rigassificatore di Porto Tolle, ma si può fare di più. E il Veneto ha messo a disposizione la centrale di Polesine Camerini». All’interno della giunta regionale però non mancano le perplessità. «Con la centrale di Porto Tolle il Veneto ha già dato abbastanza» riflette Vendemiano Sartor, assessore all’economia. E il vicepresidente leghista Manzato avverte: «Valutiamo bene: la pressione sociale è enorme».


«Avevo invitato a prendere in considerazione la soluzione di Polesine Camerini - spiega il presidente - Ma mi è stato detto che non andava bene, che non aveva i requisiti tecnici. Quello che credo io è che nella vita sia necessario porsi dinnanzi ai problemi con un atteggiamento laico. Parlarne, ragionarci. Dopodiché abbiamo a due passi le centrali slovene. Cosa cambia? Poi che gli impianti vengano fatti in Veneto o in Lombardia, anche in questo caso non cambia nulla.


O forse sì, magari Formigoni mi farà pagare un sovrapprezzo» conclude con una battuta alla volta del collega lombardo, al suo fianco dopo la sottoscrizione del protocollo per l’Expo 2015. «Sono favorevole alla decisione del Governo di far tornare l’energia nucleare in Italia - conferma quest’ultimo - oggi gli imprenditori devono poter accedere a maggiori quantità di energia a prezzi minori. Senza contare che gli impianti di oggi sono assolutamente sicuri». Quanto alla possibilità che una centrale trovi posto in pianura padana, Formigoni commenta: «Intanto attendiamo che il governo formuli una proposta - chiarisce il presidente della Lombardia - da parte nostra, comunque, stiamo già studiando per vedere se c’è un sito adatto all’eventualità».


La proposta di Galan però scatena il dibattito politico in giunta regionale. L’esponente leghista Franco Manzato, vicepresidente con delega al turismo, invita alla riflessione: «E’ prematuro parlare oggi di siti - spiega - semmai aspettiamo che gli esperti individuino una trentina di località possibili in tutto il paese. E poi vediamo quali sono quelli con il minore impatto».


Un eventuale «sacrificio» del Veneto però, secondo il vicepresidente, dovrà essere ricompensato: «Una centrale nucleare deve portare oneri ma anche onori. Ci deve essere insomma una compensazione per la regione che la ospita sul suo territorio».


Anche l’assessore all’economia Vendemiano Sartor fa il punto sui costi e sui benefici della politica energetica degli ultimi anni: «Abbiamo già il rigassificatore e se verrà riconvertita la centrale di Porte Tolle credo che il Veneto andrà in credito». Nessuna opposizione al progetto delle centrali: «Regolare il deficit energetico del nostro paese è un dovere per il governo. E noi lo condividiamo in pieno - sottolinea Sartor - Anche perché oggi i prezzi del petrolio sono bassi, ma non sarà sempre così».


Favorevole al nucleare, e «pronto in caso di accellerazione», è l’assessore all’ambiente Giancarlo Conta: «L’atomo è una risorsa alternativa importantissima. E la tecnologia garantisce tutti i requisiti di sicurezza necessari alla costruzione di nuove centrali - osserva - Noi comunque stiamo investendo molto anche sulle energie alternative. E anche sulla termovalorizzazione: per utilizzare i rifiuti per produrre energia».


Il progetto di una centrale nucleare in Veneto registra anche la netta opposizione delle associazioni ambientaliste. Lucio Passi, della segreteria regionale di Legambiente Veneto è certo: «I nostri governanti stanno guardando al passato, mentre l’innovazione ambientale è il futuro - afferma - Investire nell’ambiente e nelle fonti rinnovabili può servire invece ad uscire dalla crisi».
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