Nuova ambulanza per la Croce Verde «Il servizio è al top»
VAL DI ZOLDO. La Croce Verde è una bella realtà zoldana. È coesa e affiatata. Ha un organico sufficiente per far fronte a tutte le richieste di assistenza 24 ore su 24: «I volontari autisti», dice soddisfatto Rolando Federa presidente da 21 anni e fondatore, «sono molto affiatati e svolgono un servizio puntuale ed efficace. La gente è contenta del nostro lavoro e ci ringrazia. Sono numerosi gli associati, quasi 600 anche se il numero è diminuito per il calo demografico. Per essere al top del servizio e per una maggiore copertura, da dicembre a marzo assumiamo un autista soccorritore perché siamo a disposizione degli impianti di risalita e degli alberghi oltre che dei residenti. In un anno, facciamo 16 mila chilometri verso Belluno e Agordo».
La settimana scorsa è arrivata la nuova ambulanza: «Viene a sostituire»,puntualizza Rolando Federa, «una delle due in organico che abbiamo ritenuto opportuno sostituirla. È arrivata, quindi, un’ambulanza ultimo modello, con tutti gli accessori possibili. C’è anche un monitor per un controllo continuo del paziente e i rapporti con l’esterno. Il costo è di 92 mila euro. Un contributo di 30 mila euro da Dolomiti Emergency, 20 mila li abbiamo ricavati dalla vendita dell’ambulanza andata in pensione ed il resto con il prelievo dal fondo cassa».
Finanziariamente non va male: «Ogni anno», sottolinea il presidente Federa, «riceviamo il versamento del bollino dei soci, c’è il rimborso chilometrico dell’Usl. Siamo poi in attesa di un contributo degli impianti di risalita e degli alberghi e affittacamere. Riusciamo così a far fronte alle spese di carburante, gomme e quanto serve per portar avanti il servizio».
Ma non è finita: «Ci sono», spiega Federa, «i corsi di aggiornamento e i ripassi. Abbiamo alcuni autisti che hanno ottenuto l’abilitazione all’aggiornamento e questo ci permette di evitare i viaggi per Belluno. Due volte al mese facciamo un ripasso sulle modalità del soccorso: « Una Croce Verde invidiabile e necessaria per la nostra montagna». —
Mario Agostini
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