Nuove rivelazioni sul caso Corazzin: «Rossella fu uccisa a villa Narducci»

Il racconto di Angelo Izzo coinvolge il medico perugino sospettato di essere tra i mandanti dei delitti del mostro di Firenze

PIEVE DI CADORE. La ragazza addormentata nell’auto. La testimonianza di una commerciante di generi alimentari di Pieve di Cadore è uno dei riscontri al racconto che il mostro del Circeo, Angelo Izzo, ha fatto al procuratore di Belluno, Francesco Saverio Pavone, tra l’agosto e il dicembre 2016, in merito al sequestro, le violenze sessuali e l’uccisione di Rossella Corazzin. Il 21 agosto 1975 la donna cadorina vide una giovane sotto una coperta di colore verde, a bordo di un fuoristrada Land Rover. Le sembrava che stesse dormendo: secondo il racconto di Izzo, la 17enne di San Vito al Tagliamento, in vacanza dalla nonna, fu sequestrata in un bosco del monte Zucco e narcotizzata con il cloroformio, per essere portata prima in un casale di Riccione e poi in una villa in riva al lago Trasimeno.

Una residenza questa di proprietà di Francesco Narducci, un medico perugino che, a sentire Izzo, partecipò al rapimento della studentessa del liceo classico insieme ad Andrea Ghira e Gianni Guido, e sospettato di essere uno dei mandanti dei delitti del mostro di Firenze. Il medico scomparve l’8 ottobre 1985, un mese dopo l’ultimo duplice omicidio.

Un filo nero sembra unire la drammatica vicenda della ragazza friulana, il massacro del Circeo e gli omicidi fiorentini: «Quella di Izzo è una descrizione dettagliata di ciò che avvenne in Cadore, al quale dice di non essere stato presente perché in vacanza a Positano, e sui successivi strupri e l’uccisione di Corazzin», spiega l’attuale procuratore bellunese Paolo Luca, che ha ricevuto dai magistrati romani Eugenio Albamonte e Michele Prestipino i faldoni degli interrogatori di Izzo contenenti un passaggio sul caso e li ha trasmessi a Perugia, «sembra la sceneggiatura di un film dell’orrore, ma effettivamente alcuni particolari tornano. Izzo dice delle cose che non potrebbe sapere, se non avesse partecipato in prima persona ai fatti. Era la famiglia di Guido a possedere la casa delle vacanze a Cortina ed è nei locali alla moda della città che d’estate si riunivano i rampolli della Roma bene. Bei ragazzi, in questo caso legati all’eversione nera da una parte e alla banda della Magliana e al clan dei Marsigliesi dall’altra».

I magistrati capitolini non hanno creduto a Izzo e quelli perugini hanno archiviato l’inchiesta. Archiviati anche i fascicoli aperti a Belluno dall’allora pm Raffaele Massaro: una prima volta per la scomparsa e una seconda nel 2003. «Questi faldoni non si sono mai mossi da Belluno», conclude Luca, «non mi sorprende che Perugia abbia archiviato, visto il contesto molto particolare nel quale sarebbero avvenuti i fatti».

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