Nuovi alloggi per i profughi da domani

Il caso della cooperativa che voleva convincere i sindaci a fare un'associazione
Le volontarie cadorine che si sono occupate dei rifugiati a Pieve
Le volontarie cadorine che si sono occupate dei rifugiati a Pieve
BELLUNO.
Si può fare business sui profughi? Qualcuno, considerando i 40 euro al giorno a testa, ci ha pensato anche mosso da buone intenzioni, ma con un unico risultato: aggiungere caos in un momento già molto complesso. E' successo ieri in Cadore e a Santo Stefano, dove sono stati accolti gli 89 profughi arrivati con un preavviso di pochissime ore. Mentre Comuni, Provincia, protezione civile, Ana, forze dell'ordine e Croce rossa cercavano di trovare una sistemazione dignitosa e stabile a tutti gli stranieri arrivati nel bellunese, un altro soggetto voleva convincere i sindaci a firmare un accordo.

In sostanza si trattava di creare un'associazione che si occupasse dei profughi "bellunesi" per conto dei Comuni del Cadore, che avrebbero dovuto girare all'associazione i soldi assegnati dallo Stato per il mantenimento dei rifugiati. Il promotore dell'iniziativa è Angelo Pradella della cooperativa sociale San Martino di Conegliano. Pradella è arrivato a Santo Stefano la stessa sera dei profughi e in questi giorni ha aiutato le istituzioni a cercare alloggi adeguati. Un sostegno apprezzato e, almeno pare, suggerito dal responsabile della protezione civile regionale Tonellato. Ma ieri la situazione è cambiata, perché i sindaci si sono trovati davanti all'ipotesi dell'associazione che ha aperto molti dubbi.

La firma della convenzione era stata annunciata per ieri pomeriggio presso la Magnifica Comunità del Cadore, ma all'ora di pranzo il presidente Renzo Bortolot non ne sapeva ancora nulla. Pradella invitava a fare in fretta, troppo in fretta, tanto che alcuni sindaci hanno chiesto di rallentare. Nessuno è riuscito a parlare con Tonellato per verificare a che titolo la cooperativa San Martino possa agire per conto della protezione civile regionale e si è deciso di aspettare e di vederci chiaro.

Tutto questo però ha impegnato le istituzioni coinvolte in lunghe telefonate per capire cosa stava succedendo e quali sarebbero state le conseguenze e, in sostanza, i sindaci hanno perso mezzo domenica con questa gatta da pelare.

Nel frattempo comunque il lavoro è continuato. La protezione civile provinciale (ieri in Cadore c'era Carlo Zampieri) si è occupata di cercare ospitalità per i profughi. Alcune strutture già individuate vanno sistemate, ma da domani i 64 stranieri ancora presenti nella palestra di Santo Stefano dovrebbero essere distribuiti sul territorio. «Rilancio l'appello alla Diocesi di Belluno per le sue strutture e le canoniche e ringrazio la Diocesi di Vittorio Veneto che ci ha dato 21 posti», dice il presidente della Provincia Bottacin.

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