Nuovi autovelox contro le corse in moto

I sindaci dei paesi di montagna prendono ulteriori provvedimenti dopo la tragedia di domenica a Livinallongo

BELLUNO. Più velox, meno mazzi di fiori. Tanti motociclisti viaggiano come missili tra i tornanti e succede addirittura che in due muoiano in uno scontro frontale, sulla regionale 203 Agordina, nel territorio di Livinallongo. I sindaci dei paesi di montagna provano a togliere il gas e a far scalare qualche marcia, con misuratori di velocità, dissuasori e rotatorie. I primi cittadini vorrebbero poter schierare eserciti di vigili urbani, ma quando va bene ne hanno uno in tutto. Non possono assumerne altri e devono mettersi insieme a dei colleghi, per condividere i pochi superstiti.

Schianto frontale tra moto, due morti

Leandro Grones si affaccia alla finestra del municipio di Livinallongo e li vede «quelli che scambiano i passi dolomitici per un autodromo. Si sentono tanti Valentino Rossi e mettono in pericolo non solo la propria vita, ma anche quella degli altri. Qualcuno arriva a dire che vogliamo fare cassa, in realtà quello che ci interessa è la salute di paesani e turisti, ecco perché stiamo investendo tanto sulla sicurezza: tre autovelox sono già installati, due che richiedono la presenza del vigile e uno senza e altri cinque saranno posizionati a breve, quattro con l’agente e uno senza. Un autovelox costa sui 27 mila euro, ma ne ho spesi 100 mila anche per un controlla targhe, che ci darà ulteriore garanzie. Facciamo quello che possiamo, con le risorse che ci sono. Dove non arriviamo da soli, ci mettiamo insieme ai Comuni vicini, come nel caso di Rocca Pietore e Selva di Cadore. C’è la volontà d’intervenire, poi è chiaro che ci aspettiamo maggiore prudenza da parte dei moticiclisti: è difficile fare un frontale».

Un’altra striscia d’asfalto da bollino rosso è la 251 di Val Cellina e Val di Zoldo, dove sono state denunciate anche delle gare: «Noi abbiamo intensificato i controlli da parte della polizia locale», avverte lo zoldano Camillo De Pellegrin, «in più, ci sono la segnaletica orizzontale e quella luminosa. Tutti deterrenti, ci mancherebbe, ma che difficilmente risolveranno il problema in maniera definitiva, anche perché non possiamo certo schierare un vigile dietro a ogni curva. La nostra valle è particolarmente frequentata dai motociclisti, anche per la sua evidente bellezza. Magari sarebbe il caso che la apprezzassero di più, invece di correre così tanto. L’unica sarebbe provocare in loro una paura della sanzione, purtroppo chi va in moto sa che quella della velocità è una malattia molto difficile da sconfiggere. Gli amministratori fanno quello che consente loro il bilancio, a tutela dei propri cittadini e degli ospiti, ma ormai in ogni fine settimana dobbiamo registrare degli incidenti, spesso mortali».

In Alpago, la soglia di attenzione scende, ma appena di qualche millimetro: «La nostra zona più pericolosa è quella da Sella Fadalto in giù», segnala Umberto Soccal, «condividiamo il probema con gli amici di Vittorio Veneto e le rispettive polizie locali dialogano tra loro. Non mancano gli autovelox, né a Santa Croce né sulla sponda opposta del lago. Francamente non abbiamo altre zone nevralgiche, a parte forse il tragitto tra Fregona e Farra, attraverso il Cansiglio, ad ogni modo rimaniano sempre molto attenti».

Non che in Cadore stiano tranquilli, ma a Calalzo non ci sono allarmi rossi: «La Nazionale è poco meno di una via urbana», spiega Luca De Carlo, «ci sono diversi accessi e questo invita chi transita ad andare piano, compresi i centauri. Noi siamo abbastanza sereni, per fortuna»

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