Nuovi spazi per i malati ematologici
BELLUNO. Buone notizie per cure dei pazienti oncologici bellunesi. Infatti, dopo una battaglia durata diversi anni, la presidente dell’Associazione provinciale contro le leucemie, Carmen Mione è riuscita ad ottenere che vengano riservati dei posti letto “sicuri” per i trapiantati di midollo osseo.
I malati, quindi, potranno essere accolti, di ritorno dalle strutture sanitarie dove sono stati sottoposti al trapianto, nel quarto piano del gruppo chirurgico dove l’Usl sta ricavando «tre camere cosiddette “bianche” cioè con un livello elevato di sicurezza contro le infezioni», precisa il direttore sanitario, Tiziano Martello. «Le stanze saranno dotate di letti singoli, ci saranno anche un salottino e uno spazio dedicato agli operatori per il cambio degli indumenti prima e dopo il controllo delle camere». I lavori per la realizzazione di questo spazio sono partiti qualche tempo fa, e dovrebbero essere in dirittura di arrivo. Si parla addirittura del maggio prossimo. «È giusto che questi pazienti, che già soffrono e sono alle prese con una battaglia molto importante, abbiano a disposizione degli spazi per loro», dice la presidente dell’Ail che prosegue: «Avevamo chiesto questa possibilità ancora un anno fa al direttore generale della sanità veneta, Mantoan che è venuto direttamente a Belluno per verificare di persona gli spazi, e dopo il suo via libera la macchina si è messa in moto. E presto potremo usufruire dei frutti. E questo non può che renderci contenti», conclude Mione.
«Lo scopo della sanità è quello di cercare di far ruotare l’organizzazione dei servizi intorno al cittadino», spiega Martello. «Sempre di più questo principio diventerà fondamentale. A questo si aggiunge l’attenzione ad ottimizzare i costi, senza tagliare l’assistenza. Ed è quello che stiamo facendo anche con la dismissione di alcuni locali, come quelli di via Sant’Andrea da dove il dipartimento di prevenzione si sposterà per trasferirsi all’ospedale. Ma questo rientra anche nel progetto per liberare alcuni spazi nello stesso nosocomio». (p.d.a.)
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