Nuovi tagli in Provincia, il buco è incolmabile
Lo Stato elimina anche l'addizionale elettrica, ora mancano 7 milioni
Qui sopra il presidente della Provincia Gianpaolo Bottacin e a destra Palazzo Piloni la sede dell’ente che si trova in difficoltà finanziarie per i tagli
BELLUNO. Un intervento straordinario del governo. Sembra questa l'unica soluzione per chiudere il bilancio dell'ente Provincia, dove la situazione è più grave del previsto e non rimediabile con un'azione interna. A far precipitare la situazione è stato l'ultimo taglio statale (a quanto pare inatteso), dell'addizionale sull'energia elettrica per i consumi oltre i 200 kw, ma anche un diverso calcolo delle entrate. Le informazioni disponibili sono ancora approssimative, perché pare che il quadro completo della situazione finanziaria sia nelle mani della giunta Bottacin solo da pochi giorni. Il buco. L'effetto delle ultime informazioni è stato devastante, perché proprio la settimana scorsa pareva che i mancati trasferimenti dello Stato fossero stati coperti quasi per intero tra risparmi e "caccia grossa" in Regione. Ma a questo punto non c'è più nessun barile da raschiare e del resto sarebbe inutile, perché pare che il buco residuo sia di circa 7 milioni di euro, ma all'inizio erano ben 15, tutti nelle spese correnti. Le cause sono storiche e molteplici, ma bisogna partire dalla fine, dai tagli applicati agli enti locali quest'anno, i più drastici in assoluto, ma con la prospettiva di affondare ancora la scure per tutto il triennio. Il governo Berlusconi ha tagliato 300 milioni di euro alle Province e a Belluno pareva che fossero poco più di 5 milioni, ma poi si è aggiunta l'eliminazione dell'addizionale sull'energia elettrica (quella ottenuta a fine 2006 dalle Province di Belluno, Sondrio e Verbania) e il conto totale è salito a 8 milioni di euro in meno. Parallelamente anche la Regione ha tagliato i suoi trasferimenti e le entrate tributarie della Provincia (imposta di trascrizione e immatricolazione, addizionale sull'energia elettrica per consumi non domestici, imposta sull'rc auto, tributi ambientali) vanno ridotte più di quanto ipotizzato dagli uffici inizialmente. Parte di queste minori entrate si è manifestata solo da qualche giorno e alla fine sembra che il passivo totale sia di circa 15 milioni di euro. Le simulazioni indicano, nel 2011, entrate complessive per circa 32 milioni di euro, contro i circa 48 milioni del 2010. Le azioni di recupero. Prima di sapere che la cifra era tanto elevata, il presidente della Provincia Gianpaolo Bottacin era andato a batter cassa in Regione recuperando, tra una posta e l'altra, circa 8 milioni di euro. L'operazione, ormai tappa obbligata di tutti i sindaci e i presidenti di Province d'Italia, sembrava aver risolto il problema e la giunta si stava preparando a chiudere il bilancio 2011. Poi è arrivata la mannaia finale. Dell'allarme rosso sono a conoscenza la giunta e i capigruppo di maggioranza, informati ieri dal neo assessore al bilancio Michele Carbogno. Il presidente è stato a Roma due giorni e si presume che il viaggio sia servito proprio per un consulto governativo, ma al momento non ci sono novità. L'unica cosa certa è che non c'è soluzione: le operazioni messe in atto finora dall'amministrazione erano le uniche possibili e più di così non si può fare, perché nelle spese correnti stanno voci che non si possono tagliare, la manutenzione delle strade, il personale e le scuole prima di tutto. "Assistiti". Ma perché Palazzo Piloni è arrivato a questo punto, se i tagli sono generali a tutti gli enti? Si scopre così che la Provincia di Belluno è una delle più assistite d'Italia tra quelle a statuto ordinario, ovvero si regge su trasferimenti statali che storicamente sono stati sovradimensionati rispetto alle capacità di entrata. Un esempio è dato dai circa 320 dipendenti, che comunque sono stati ridotti negli ultimi anni. Considerate le avvisaglie, dal 2009 l'ente ha accelerato la riduzione della spesa a libera destinazione, ma non è bastato. Il taglio statale pesa sul bilancio bellunese molto di più (tra il 25 e il 30%) rispetto ad altri enti, che sono riusciti a contenere i danni. La prospettiva tuttavia è nera per tutti, perché nei prossimi due anni il governo ridurrà ulteriormente i trasferimenti. La soluzione. Ora l'unica soluzione per chiudere il bilancio è l'intervento straordinario dello Stato, programmato per almeno tre anni e accompagnato da un piano di riduzione dei costi che dovrà essere a lungo termine, perché come detto sopra le spese correnti non sono contraibili nel breve periodo. Il paradosso è che il patto di stabilità è rispettato, l'indebitamento e le spese per il personale sono state ridotte, ma il buco è incolmabile.
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