Nuovo assalto all’acqua del Boite. I sindaci: «Resisteremo»

L’Idroelettrica Alpina va in Cassazione per poter realizzare la sua centralina. Fiori: «Siamo pronti a tornare uniti in trincea»
Torrente Boite- san vito
Torrente Boite- san vito

VALLE DEL BOITE. Nuovo fronte comune a difesa del torrente Boite. La società Idroelettrica Alpina non molla l'osso e vuole realizzare una nuova centralina idroelettrica. Ma non abbassano la guardia nemmeno gli amministratori locali. A settembre il Tribunale superiore delle acque pubbliche aveva integralmente accolto il ricorso proposto dalla Regola Generale di San Vito, da quella di Chiapuzza e Costa e da quelle di Vallesella, Resinego e Serdes (cui si erano aggiunti ad adiuvandum i Comuni di Cortina, San Vito, Borca e Vodo, la Cm Valboite, la Magnifica Regola grande dei monti di Vodo e la Regola di Borca).

Il Tribunale delle acque aveva di fatto annullato la delibera della giunta regionale del Veneto (la 2100 del 2011), avente ad oggetto le procedure per il rilascio di concessioni di derivazioni d’acqua pubblica e per il rilascio dell’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio di impianti idroelettrici ed aveva condannato la Regione e la Idroelettrica Alpina a pagare le spese processuali per 3.500 euro. Ora l'Idroelettrica ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza del Tribunale delle acque. Le Regole, eccezion fatta per quelle d'Ampezzo, e tutti i Comuni della valle del Boite hanno affidato un nuovo incarico legale agli avvocati Alessandro Callegari del foro di Padova e Michela Reggio d'Aci di Roma per far valere i loro diritti e per tutelare il territorio della valle.

Il progetto presentato in Regione dalla Idroelettrica, che aveva ottenuto la concessione dalle commissioni tecniche di Venezia, prevede di prelevare dal Boite 6.9 metri cubi d'acqua al secondo. Le Regole di San Vito, per stoppare sul nascere il rischio che altri utilizzassero le acque del territorio, avevano presentato, nei termini previsti, un progetto alternativo che teneva nella massima considerazione l'aspetto ambientale del Boite; e le Amministrazioni hanno subito chiesto ai politici regionali che venisse appoggiato il progetto delle Regole, che . preleverebbe 3,36 cubi d'acqua al secondo. Anche la potenza creata sarebbe di gran lunga diversa: il progetto dell'Alpina vede 13,7 mega Watt all'ora, quello delle Regole invece appena 2,99.

«Resistiamo come abbiamo sempre fatto», spiega Andrea Fiori, vice sindaco di San Vito, «non ne vogliamo sapere di mollare il nostro territorio in mano a speculatori che renderebbero un rigagnolo il torrente che nasce a Cortina e che attraversa i nostri paesi dando il nome alla valle. Ci siamo riuniti e siamo nuovamente tutti uniti. Abbiamo creato un nuovo fronte comune da Cortina a Vodo, tra Amministrazioni e Regole, eccezion fatta per quelle d'Ampezzo. Eravamo contenti della sentenza del Tribunale delle acque. Ora speriamo che vada bene anche in Cassazione. Non nego che la situazione è comunque assurda. Siamo costretti a spendere soldi per gli avvocati per tutelare il territorio. Noi non siamo contrari alle centraline, ma riteniamo che le debbano realizzare solo il Comune o le Regole che sono Enti che hanno interesse a curare il territorio ed a reinvestire le risorse sul posto. Le ditte private che vogliono realizzare centraline hanno come unico interesse la speculazione, devono fare cassa anche a discapito dell'ambiente; ossia vogliono usufruire come in questo caso dell'acqua, per ricavarne risorse che non verranno investite qui. Il Boite con questi progetti di ditte esterne verrebbe prosciugato, il suo ecosistema distrutto, e i cittadini, al posto di un rigoglioso corso d’acqua, si troverebbero con una distesa di sassi. Con in più la beffa che i danni li dovrebbero pagare la comunità e i profitti se li spartirebbero soggetti privati. Secondo noi», conclude Fiori, «dove queste strutture non sono dannose allora si possono fare e devono essere fatte, direttamente ed esclusivamente, dai Comuni e dalle Regole che investiranno i profitti sul territorio. Il fine deve essere il bene pubblico, non il mero profitto».

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