Nuovo crollo dal Sorapis durante il sopralluogo
CORTINA. Una ferita nella roccia. Ieri c'è stato un nuovo distacco dal Sorapis, proprio mentre l'elicottero con a bordo i tecnici della Regione e dell'Anas sorvolava la zona interessata dal crollo di venerdì. Dalla Punta Nera, che si trova nel sottogruppo meridionale del Sorapis, si sono staccate poche migliaia di metri cubi di materiale, «meno di diecimila», spiega al termine del sopralluogo Alberto Baglioni, geologo del settore Geologia e georisorse della Regione Veneto.
«Abbiamo sorvolato la zona per oltre mezz'ora, per poterla osservare da tutte le angolazioni e per fare riprese aeree e fotografie, al fine di raccogliere materiale da analizzare nelle prossime settimane», racconta. E proprio mentre i tecnici visionavano il Sorapis ferito, c'è stato un nuovo, piccolo, distacco. «Si tratta di un residuo di attività del tutto normale», precisa. Come rientra nella «normalità geomorfologica» quello che è successo venerdì, aggiunge Baglioni. «Il fenomeno dei crolli è continuo, si tratta di un processo normale. Da un paio di anni il Sorapis ha dimostrato maggiore attività, ma non si tratta di un evento eccezionale».
Le Dolomiti si sgretolano ed è lecito attendersi nuovi crolli, conferma il sindaco Andrea Franceschi: «Non dobbiamo chiederci se ci saranno nuovi distacchi, ma quando». Franceschi è preoccupato. Lo era prima del nuovo crollo, lo è di più oggi, perché il materiale sceso dalla Punta Negra si è depositato nel canalone che scarica in tre grossi ghiaioni. Due di questi alimentano la frana di Acquabona. E il materiale presente in cima al canalone è molto. La frana di Acquabona tende a muoversi in caso di fenomeni meteorologici intensi: un violento temporale, con tanta acqua che cade in un periodo di tempo limitato. Dunque per ora non ci sono pericoli, assicura Baglioni.
Venerdì si sono verificati tre distacchi dalla Ponta Negra, come la chiamano gli ampezzani in dialetto. Il primo alle 9.30, che non è stato avvertito dalla popolazione. Il secondo alle 11.30. È quello che ha fatto tremare la popolazione, per il boato che ha generato e la nuvola di polvere che ha avvolto la montagna. Il distacco è avvenuto a quota 2400 metri, si è sgretolato un costone di roccia largo quasi un centinaio di metri. Il materiale è sceso nel canalone sottostante per circa 600 metri, fermandosi dunque parecchio a monte rispetto alla statale Alemagna.
Tutte le immagini raccolte durante il sopralluogo saranno analizzate dai tecnici della Regione e confrontate con il materiale già in loro possesso. «Utilizzeremo un rilievo fatto dall'elicottero alla fine dello scorso anno con la tecnica laser scan», conclude Baglioni. «Ci servirà come base di lavoro per confrontare i vari dati. Poi ci confronteremo anche con i tecnici di Anas per fare una valutazione congiunta del fenomeno e produrremo una relazione. L'analisi del materiale documentale permette di vedere anche i dettagli, che ad occhio nudo sfuggono».
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