Nuovo Cud, i consulenti del lavoro scioperano
BELLUNO. Per la prima volta i consulenti del lavoro sono pronti a incrociare le braccia per protesta contro il Governo e il decreto che impone entro il 7 marzo la compilazione e la trasmissione della Comunicazione Unica (il nuovo Cud). In base a questo documento, il governo potrà predisporre il modello 730 precompilato, che quest’anno arriverà nelle case dei bellunesi e degli italiani, agevolando le loro denunce dei redditi.
A indire lo sciopero dal 7 al 14 marzo è il sindacato nazionale dei consulenti del lavoro, dopo che lo stesso Ordine aveva chiesto a Roma di prorogare la scadenza. «Non possiamo stare dentro il termine impostoci», dice il presidente dell’Ordine dei consulenti di Belluno (che conta 47 iscritti), Innocenzo Megali. «per predisporre queste documentazioni è necessario più tempo di quanto ci hanno dato, almeno tutto il mese di marzo. Avevamo chiesto una proroga al ministero e anche all’Agenzia delle Entrate, ma non abbiamo ricevuto risposta. A questo punto l’associazione di categoria ha pensato di indire lo sciopero».
Il problema, quindi, è molto sentito, anche se l’Ordine non prende naturalmente posizione, ma spiega che «il decreto legislativo è in vigore da metà dicembre, ma mancano tutti gli adeguamenti del software per la compilazione del nuovo documento, che presenta degli elementi in più rispetto al precedente Cud. Oltre ai programmi del computer, mancano ancora le disposizioni e le circolari ministeriali», prosegue Megali.
Insomma, la chiarezza ancora non c’è. Come ancora non è chiaro se il 730 precompilato sarà a disposizione via web nel sito dell’Agenzia delle Entrate o se sarà inviato via posta alle famiglie, oppure se ci sarà l’una e l’altra possibilità. «Ancora non sappiamo come funzionerà, non ci sono indicazioni chiare nemmeno su questo punto», sottolinea ancora il presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Belluno, anticipando che oggi ci sarà un videoforum a livello nazionale, che potrà essere seguito anche sul sito dell’Ordine stesso.
«Sicuramente si poteva fare qualcosa di meglio», prosegue Stefano De Gan, ex consigliere provinciale e consulente del lavoro, «se il governo avesse chiamato al tavolo le associazioni di categoria, ovvero le persone che ogni giorno hanno a che fare con questo tipo di attività. Così com’è stata impostata, la vicenda è molto complicata». (p.d.a.)
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