Nuovo edificio in via Barozzi: fatta chiarezza in commissione

Il circolo Pd di Cavarzano: lì doveva passare la strada interna della Veneggia. L’assessore Frison ha spiegato che il vincolo urbanistico è decaduto da tempo

BELLUNO

La strada interna della Veneggia non passerà per Cavarzano: la previsione urbanistica è da tempo decaduta. La costruzione del nuovo edificio in via Barozzi, dunque, non rappresenta un problema. Due settimane fa è stata fatta chiarezza, in commissione urbanistica a Palazzo Rosso, sul caso sollevato dal circolo Pd di Cavarzano, il quale sostiene che la costruzione del nuovo fabbricato fra la ciclabile e via Barozzi andrà ad inficiare il passaggio della strada della Veneggia, previsto proprio in quel punto dal Piano regolatore.

La consigliera dem Erika Dal Farra ha chiesto la convocazione della commissione per fare chiarezza, e il 3 settembre la presidente Ida Bortoluzzi ha riunito i consiglieri. Dal Farra e Paolo Bello, assenti per precedenti impegni, hanno delegato a rappresentarli Roberto Casoni del circolo Pd di Cavarzano Oltrardo.

In apertura l’architetto Katia Piccin ha spiegato che il progetto del fabbricato in costruzione è stato presentato in base a una norma in deroga, il Piano casa. Era prevista la demolizione del vecchio edificio, con ricostruzione e ampliamento fino al 70% all’interno del lotto di proprietà. L’assessore Frison è poi entrato nel merito della questione sollevata dal Pd, spiegando che la previsione urbanistica «è già da tempo decaduta». L’area è rimasta vincolata per anni per costruire la strada interna della Veneggia, ma il vincolo è stato reiterato due volte ed è decaduto. L’area in questione è quindi diventata “bianca”, non pianificata.

E fu l’amministrazione Prade, a suo tempo, a decidere di non far passare la strada interna della Veneggia per Cavarzano, ma di preferire una pista ciclabile vista l’alta concentrazione di case e edifici scolastici presenti in quella zona. Nel documento preliminare del Pat, ha aggiunto Frison, c’è un capitolo dedicato alla viabilità, e il Comune ha chiesto ai tecnici un approfondimento al fine di poter fare «valutazioni nelle sedi opportune», ha concluso l’assessore. «A seguito delle richieste del circolo dell’Oltrardo, sono stati richiesti chiarimenti alla dita, che ha manifestato volontà collaborativa con l’amministrazione al fine di rendere l’intervento compatibile con le future scelte dell’amministrazione».

Spiegazioni che non hanno convinto Roberto Casoni: «La situazione è molto complessa», ha detto. «La strada è un’opera strategica per l’intera Valbelluna. C’era un vincolo nel Pat. Avere una pista ciclabile di 110 metri non ha senso, c’è pure una chicane non si sa per quale motivo».

«All’epoca di Prade era stata fatta una scelta», ha rimarcato Frison. «Non fare l’opera quando si poteva fare». Inoltre, ha aggiunto il consigliere Talamini, «credo che quello non sia il passaggio per una strada strategica della Valbelluna, trattandosi di un quartiere densamente popolato. Non ha più senso pensare ad uno stradone lì». Ma Casoni ha annunciato che il circolo andrà avanti, fermo sulle sue posizioni. —




 

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