Nuovo fondo di solidarietà per le famiglie

Lo sta preparando il sindacato con altre associazioni. Roffaré: «Dobbiamo sostenere chi ha un’occupazione precaria»
BELLUNO. Un fondo di solidarietà provinciale a sostegno delle famiglie e della non autosufficienza. È quello che sta preparando la Cisl in collaborazione con altre associazioni per dare un aiuto a quei lavoratori che, a causa dei contratti sempre più precari, vogliono godere di una vita “normale”. Un fondo che nascerà dalle ceneri di quello morto qualche anno fa, che era stato istituito dalla società civile durante il clou della crisi economica. «Se i giovani precari devono fare un mutuo per mettere su famiglia, dobbiamo concederglielo», precisa Rudy Roffarè, segretario aggiunto della Cisl Belluno Treviso, «per cui è utile che qualcuno, e in questo caso le parti sociali provinciali, tramite questo fondo, garantiscano per queste persone. Contro la precarietà imperante serve una rete di supporto con servizi, ammortizzatori e altro».


Precarietà che resta il vulnus del mondo del lavoro anche nel Bellunese dove, secondo i dati del secondo trimestre 2017 resi noti dall’Ufficio studi della Cisl, si sono comunque raddoppiati i posti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2016. Il saldo fra assunzioni e cessazioni è infatti pari a +1.405, contro il +740 dello stesso trimestre dell’anno scorso. A trascinare la ripresa sono i servizi turistici (+30%) e il settore industriale (+20%), con un marcato aumento dei contratti a tempo determinato (+49%) e somministrazione (+66%).


Le performance del secondo trimestre del 2017 sono migliori rispetto allo stesso periodo del 2016: il saldo delle posizioni da dipendente è pari a 1.405, +88% rispetto ai 740 del 2016. Un incremento che ha permesso di recuperare la battuta d'arresto del primo trimestre 2017, legata alla stagionalità nel settore turistico, e di raggiungere lo stesso risultato del primo semestre del 2016, con un saldo totale di 670 posizioni da gennaio a giugno.


La ripresa dal punto più basso della crisi, aprile 2014, quando all’appello mancavano più di 9.000 posti di lavoro, prosegue: in un anno, dal giugno 2016 al giugno 2017, sono stati recuperati 1.865 posti di lavoro, il che significa ben 5.805 posti recuperati negli ultimi tre anni.


In termini settoriali, la crescita delle posizioni da dipendente a Belluno è ascrivibile soprattutto ai servizi turistici con un saldo di 1.045. Si tratta di una dinamica solo in parte legata al ciclo stagionale, perché fa registrare un netto aumento (+30%) in confronto allo stesso trimestre del 2016. Nel comparto industriale, a trainare la ripresa sono l’occhialeria (che passa dal saldo a 30 del 2016 a 100 del 2017) e l’industria chimica-plastica (da saldo 5 del 2016 a 40 del 2017). Regge il settore metalmeccanico, che chiude il secondo trimestre con un +175 contro il +195 dell’anno scorso, e le costruzioni, che chiudono il trimestre in positivo (+330) ma con 50 posizioni in meno rispetto all’anno prima. La crescita ha interessato principalmente gli uomini tra i 30 e i 54 anni.


«I dati confermano quanto avevamo intravisto nei primi mesi dell’anno», commenta Roffarè. «È importante l’aumento dei contratti per gli over 54, fascia critica per l’occupazione: questo segno positivo è anche frutto dell’impegno profuso nel confronto fra associazioni di categoria ed enti formativi per il reinserimento di questi lavoratori. Siamo all’esasperazione della flessibilità. In un mondo del lavoro sempre più flessibile, servono i servizi a supporto. Alle imprese, la Cisl chiede più coraggio: investano sui giovani attraverso i contratti di apprendistato e l’alternanza scuola-lavoro, ancora sottoutilizzati in provincia di Belluno».




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