Nuovo piano provinciale per abbattere i cinghiali
BELLUNO. Il cinghiale sta creando grossi problemi ai terreni agricoli e alle colture. La sua presenza sta avendo un pensante impatto sull’ecosistema. Per questo la Provincia ha deciso di prendere provvedimenti e di approvare il nuovo piano di controllo. Il disciplinare è stato firmato ieri dal presidente, Roberto Padrin.
«Avevamo in piedi da parecchi anni, nello specifico dal 1997, un provvedimento simile. Ora la situazione è cambiata e si è reso necessario un aggiornamento», mette in risalto Franco De Bon, consigliere con delega a caccia e pesca. «Già nel 1997 avevamo ottenuto il parere favorevole, ora confermato, di Ispra, l’Istituto di ricerca del ministero dell’Ambiente, e avevamo avviato un percorso non per la caccia, ma per l’eradicazione del cinghiale, con sistemi di abbattimento tramite lo sparo, ma anche il chiusino di cattura». Percorso che continua tutt’oggi. E in modo ancor più deciso. «Il piano è anche frutto di un confronto tra quello che è stato finora il nostro impianto e il disciplinare regionale, approvato il 28 aprile 2017, che ha la funzione di coordinare tutti i piani provinciali», prosegue De Bon. «Ci siamo adeguati in modo puntuale, apportando alcune modifiche».
Per esempio, sono definiti in modo più preciso i criteri oggettivi e soggettivi a cui deve rispondere l’ “operatore” (che nel disciplinare viene chiamato in questo modo, e quindi non “cacciatore”) che si occupa del controllo del cinghiale. «Controllo che è libero tutto l’anno», fa presente De Bon, «ma che può essere effettuato solo da operatori autorizzati, che devono superare un esame di abilitazione per entrare nel programma».
«Abbiamo poi inserito nel nostro piano un approccio precauzionale», dice ancora. «Per esempio, nel disciplinare regionale era previsto l’utilizzo dell’arco, che noi invece abbiamo tolto, mentre abbiamo inserito il fucile a canna liscia».
Il documento sarà presentato martedì alle riserve. «L’incontro con il mondo venatorio è fondamentale», commenta De Bon. «Verranno ribaditi gli aspetti legati alla sicurezza, come le operazioni di verifica di polizia in ogni sito in cui gli operatori vanno a intervenire. Le carcasse degli animali, inoltre, passano ai centri di controllo delle riserve per la visita veterinaria. La mandibola viene messa a disposizione per tutte le analisi».
Il cinghiale sta creando problemi non solo ai terreni e alle colture. C’è anche il pericolo concreto che questi animali causino incidenti stradali. E ormai il cinghale è così diffuso che facilmente si avvicina ai centri abitati: ne è una dimostrazione quanto accaduto la settimana scorsa a Lentiai, quando un esemplare è stato avvisato mentre attraversava la strada a Cesana.
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