Nuovo processo a 8 anni dall’incidente

BELLUNO. Due imprenditori erano stati assolti dalla Corte d’Appello di Venezia: Roberto De Cian dell’impresa appaltatrice del parcheggio Caffi e Dritan Arapi di quella che stava operando in...

BELLUNO. Due imprenditori erano stati assolti dalla Corte d’Appello di Venezia: Roberto De Cian dell’impresa appaltatrice del parcheggio Caffi e Dritan Arapi di quella che stava operando in subappalto, nel cantiere dell’ex ospedale. A più otto anni da quell’incidente mortale sul lavoro dell’operaio albanese Florenc Plaku, è stata ora rinviata a giudizio per omicidio colposo una terza persona, un 30enne con il ruolo di preposto. La richiesta è partita dal sostituto procuratore Marcon ed è stata accolta dal gup Sgubbi. L’uomo è difeso dall’avvocato Galletti.

L’incidente sul lavoro avvenne il 4 aprile 2007, nel centralissimo cantiere. Il giorno della tragedia Plaku stava lavorando all’armatura di un pilone: con schiuma espansa, stava riempiendo le fessure dell’armatura che quel giorno avrebbe dovuto accogliere la gettata dei piloni. Un’operazione che evita al calcestruzzo di uscire dalle fessure. Plaku era chinato sull’armatura di un pilone al primo piano del parcheggio in costruzione: sotto i piedi c’erano delle tavole. Nel sollevarsi, l’operaio albanese perse l’equilibrio. Cadde in un corridoio di evacuazione di 60 centimetri per due metri e morì.

Nelle precedenti indagini De Cian era stato chiamato in causa per il dovere di verifica e controllo delle disposizioni anti-infortunistiche da parte dell’appaltatore e per il ruolo di coordinamento svolto dall’impresa omonima nel cantiere. L’autonomia del subappaltatore, che era stato scelto dall’impresa di Sedico, è il motivo su cui si era concentrato il tribunale. Ecco perché, in prima battuta, l’imprenditore era stato condannato. La Corte d’Appello, invece, ha valutato che la competenza e l’autonomia del subappaltatore erano gli elementi alla base della specificità del lavoro assegnato. L’avvocato vicentino Merlin ha dimostrato che nessuna negligenza poteva essere attribuita all’imputato, in quanto quel cantiere funzionava in modo esemplare.

Arapi aveva preso un anno, ma quel giorno non era nel cantiere, si stava recando sul posto di un altro lavoro fuori Belluno. Il suo legale, Franco Tandura ha sostenuto che nel cantiere erano presenti le necessarie misure di sicurezza, che gli operai avevano seguito i corsi di formazione sul tema della sicurezza e che Arapi aveva dato tutte le istruzioni al suo sostituto per l’utilizzo dei vari sistemi di tutela. (g.s.)

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