Nuovo via libera alla tassa di soggiorno
Prevista all’interno della cosiddetta “manovrina”. I sindaci: «Potrebbe darci una mano per promuovere i nostri territori»
BELLUNO. Rispunta la tassa di soggiorno all’interno della cosiddetta “manovrina” del governo (decreto legge 50). Un articolo prevede infatti la possibilità per i comuni turistici di introdurre l’imposta, con il vincolo che la somma sia utilizzata solo per fini turistici. «Ho voluto inserire questa opportunità», precisa l’onorevole Roger De Menech, «così si potranno superare le differenze tra i comuni che ce l’avevano già e quelli che avrebbero voluto introdurla. Se passerà il decreto, tutti potranno averla».
Di imposta di soggiorno in provincia si parla da diversi anni: alcuni Comuni come Auronzo, Belluno, Falcade, Livinallongo e San Vito l’hanno introdotta già da tempo. Qualche altro ci aveva pensato, ma la legge finanziaria del 2015 aveva stoppato le nuove procedure, creando uno scontento generale tra le Dolomiti: i territori esclusi si erano sentiti penalizzati, come Cortina. Ora l’imposta potrebbe risolvere qualche problemino economico dei sindaci.
Ne è consapevole il sindaco di Alleghe, Siro De Biasio che tra i primi (insieme con Cortina, Selva di Cadore, Sappada e Rocca Pietore) si era detto pronto ad applicarla. «Finché non vedo non credo», dice scaramanticamente De Biasio che aggiunge: «Avevo rotto le scatole a mezzo mondo politico quando ci era stato impedito di introdurla. Se passerà il decreto, dovremo iniziare a incontrare soprattutto gli operatori economici affinché capiscano il senso di questa imposta che ricade sui turisti e non sulla popolazione. Il nostro comune si trova tra altri territori che già la applicano e quindi siamo svantaggiati. Con i soldi che potremmo incamerare dalla tassa potremmo mantenere comodamente l’ufficio turistico, che ormai la Provincia non paga più, e pensare alla promozione. Ad oggi, infatti, non abbiamo neanche un euro per stampare un depliant».
Sull’arrivo della tassa punta tutto anche il primo cittadino di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin, che precisa però: «O ce l’hanno tutti o nessuno, altrimenti si innesca una guerra tra poveri. Il nostro è un caso emblematico», prosegue, «noi confiniamo con Livinallongo e Falcade che hanno da anni l’imposta di soggiorno. Si tratta di entrate importanti perché a Livinallongo, ad esempio, i ricavi ammontano a 240 mila euro l’anno. Se noi potessimo inserirla potremo avere a disposizione circa 120 mila euro che potremmo spendere per la promozione, il marketing, per potenziare i siti Internet. Potremmo pensare alla cartellonistica per Sottoguda, frazione entrata tra i borghi più belli d’Italia. Oppure potremo sistemare i sentieri: insomma di cose da fare per il turismo ce ne sono tantissime».
Sull’utilità di questa imposta concorda anche il sindaco di Selva di Cadore, Silvia Cestaro. «Non siamo più in grado di governare gli uffici turistici, il cui personale è ormai in capo al comune, che ora non ce la fa più. Servono però regole e tariffe uguali per tutti i territori». Su un accordo a livello provinciale, per evitare fughe in avanti, concorda il sindaco di Sappada, Manuel Piller Hoffer che auspica un tavolo a livello di Dmo «per capire il suo valore. La tassa, infatti, potrebbe essere una cosa positiva ma anche rivelarsi un boomerang in tempo di crisi come ora. Per cui va ragionata tutti insieme». «Oramai è un balzello che viene applicato dappertutto», commenta il sindaco di Santo Stefano, Alessandra Buzzo. «Attendiamo novità, consapevoli che potrebbero essere applicate per la stagione invernale».
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