Occhialerie preoccupate «Il “made in” va protetto»

L’Europa doveva decidere e non lo ha fatto, gli artigiani lanciano l’allarme sulla tutela delle imprese. Alta la guardia sulla lotta alla contraffazione

BELLUNO. “Made in”: le occhialerie sono preoccupate. La giornata del 28 maggio era molto attesa dalle piccole aziende manifatturiere. Il Consiglio dell’Unione Europea, infatti, doveva esprimersi sulla tutela del “made in”. Ma così non è stato. I ministri dei ventotto Paesi dell’Ue non sono riusciti a trovare una maggioranza: il dossier fa parte di un più articolato pacchetto legislativo sulla sicurezza dei prodotti e le posizioni dei vari Stati europei è praticamente equilibrata tra i sì e i no.

«La questione made in - spiega Tiziano De Toffol, presidente dei produttori di occhiali di Confartigianato - è una storia che si trascina da oltre 15 anni e che ora non può più essere procrastinata sia che la si valuti dal punto di vista della sicurezza dei consumatori/cittadini sia che la si consideri dal punto di vista della lotta alla contraffazione. Giusto pochissimi giorni fa in un padiglione del Centro ingrosso Cina di Padova gli agenti della Squadra attività economiche di Padova hanno sequestrato circa 500 occhiali da sole perché non rispondenti alla normativa».

Certo è che ci sarebbe un gran bisogno di una decisione dell’Europa. «Si continua invece a lavorare sul piano delle relazioni diplomatico/politiche tra Stati – attacca duro Tiziano De Toffol – non è questa la strada che ci porterà a una conclusione. Il Governo italiano ha fallito l’opportunità della presidenza del semestre europeo per prendere il toro per le corna, come si dice, e dar forma, come sarebbe servito, alla questione. Ormai – prosegue De Toffol - quello che resta in discussione per la faccenda “made in” interessa poi solo le calzature e la ceramica, ben poca cosa rispetto a tutta la contraffazione che gira sui mercati».

«L’Italia deve risultare più incisiva – dichiara il presidente De Toffol – deve lanciare un segnale sul tema. Visto che il “made in” fa parte di un pacchetto legislativo sulla sicurezza dei prodotti deve decidere di far valere il diritto di veto e bloccare l’intero pacchetto».

«È ormai il tempo – puntualizza Tiziano De Toffol – di approcciarsi alla questione focalizzando l’attenzione anche dal lato economico. La contraffazione sta minando la sostenibilità del sistema. Nel solo settore dell’occhialeria infatti equivale a circa il 10% del fatturato, sottraendo almeno 500 posti di lavoro, mentre non va dimenticato il valore del rischio che i consumatori corrono. Game over per l’Ue: è tempo di muoversi e di non tergiversare oltre».

Sullo stesso tema è intervenuto anche Luigi Curto, presidente di Confartigianato imprese veneto che chiede l’intervento del governo.

«L’Italia – sottolinea il presidente - non deve rinunciare a difendere l’origine dei propri prodotti e a valorizzare il patrimonio manifatturiero rappresentato da 596.230 imprese con 16.274.335 addetti, di cui il 58% in micro e piccole imprese fino a 20 addetti. Solo in Veneto le imprese artigiane manifatturiere sono oggi ancora 35.500 e danno lavoro ad oltre 120.000 persone. Con questi numeri, se non è l’Italia a tutelare l’identità delle produzioni, quale altro Paese europeo è più interessato?”.

«Confartigianato Veneto – sostiene Curto – continuerà battersi affinché l’Europa riconosca e approvi l’obbligo di indicare il marchio ‘made in’ sui prodotti, al fine di garantirne la piena tracciabilità, come già avviene nei principali Paesi aderenti al WTO. Ne va della difesa del patrimonio manifatturiero dell’artigianato e dell’impresa diffusa, del diritto dei consumatori a una corretta informazione».

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