Odi addio: «Forse così avremo i soldi»

Alcuni sindaci sperano che con l’abolizione dell’organismo si potranno velocizzare le pratiche per l’ottenimento dei fondi
Aldo Brancher illustra l'ODI ai sindaci dei comuni di confine della provincia di Belluno. - Alcuni dei sindaci dei Comuni di confine presenti alla riunione in prefettura con esponenti dell'odi del Fondo Brancher
Aldo Brancher illustra l'ODI ai sindaci dei comuni di confine della provincia di Belluno. - Alcuni dei sindaci dei Comuni di confine presenti alla riunione in prefettura con esponenti dell'odi del Fondo Brancher

BELLUNO. La soppressione dell’Odi divide la provincia bellunese. Per alcuni sindaci, infatti, questa cancellazione contenuta nella legge di stabilità potrebbe essere «un modo per riuscire ad avere quei soldi che ad oggi non abbiamo ancora visto. Forse il meccanismo diventerà più snello». Non la pensa così invece il senatore Giovanni Piccoli che su questo ha presentato un’interrogazione parlamentare.

I sindaci. «L’importante è che ci sblocchino i soldi che sono fermi da tre anni anche a causa dei ricorsi di altri comuni nei nostri confronti», precisa il primo cittadino di Livinallongo, Ugo Ruaz. «Siamo passati in graduatoria, ma dobbiamo ancora partire con il primo bando: abbiamo due progetti ma ancora non è arrivato nulla». Per Fabio Luchetta, sindaco di Vallada Agordina, che rientra tra gli enti di seconda fascia, «forse una nuova tipologia di gestione contribuirà a dare qualcosa a tutti gli enti perché finora questo sistema non ha fatto arrivare nulla a nessuno». Per Luchetta, il timore che le province autonome di Trento e Bolzano possano entrare a piedi uniti nelle questioni bellunesi, «ci può essere, però non so quale sia il male minore se questa possibilità o il fatto che non arrivano i soldi. I territori hanno bisogno di quei fondi perché ci sono tante differenze di opportunità tra uno e l’altro, anche se distano pochi chilometri tra loro. Credo che se questi soldi saranno gestiti da due Province che conoscono le nostre sofferenze, forse per noi potrebbe essere positivo. L’Odi infatti finora non è stata una macchina elastica e veloce, complicando invece le cose».

Il primo cittadino di Comelico Superiore, Mario Zandonella Necca vede in questa entrata in modo diretto delle due Province autonome «un dare seguito al ragionamento del presidente Durnwalder, per cui i soldi vanno dati ai comuni che confinano davvero con Bolzano o gli sono contigui. Già un anno e mezzo fa Bolzano e l’Alto Adige aveva chiesto in parlamento la soppressione dell’Odi che poi era stato salvato dalla Lega. Un conto infatti è che i 40 milioni vadano a sei comuni bellunesi, un altro a 48».

I parlamentari. Per il senatore Giovanni Piccoli invece la scomparsa dell’Odi «è un grave rischio che altri decidano per noi» e per questo ha presentato un’interrogazione. «Chiedo al governo di chiarire la propria posizione in merito a quanto stabilito nella legge di stabilità e se realmente stia intervenendo per garantire il riconoscimento dei fondi previsti ai Comuni delle regioni confinanti con le Province autonome di Trento e Bolzano, Province che ad oggi non hanno in alcun modo ottemperato all’obbligo di legge del 2010. Voglio conoscere inoltre se queste nuove norme non possano generare un più grave divario tra realtà anche contermini del nostro Paese, indebolendo i principi di unità e solidarietà nazionale».

Si dice pronta a presentare un’interrogazione anche la senatrice leghista Raffaela Bellot che prima però intende capire meglio con i sindaci cosa succederà con l’eliminazione dell’Odi.

Paola Dall’Anese

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