Offese ad una dipendente condannato imprenditore

Mille euro di multa per ingiurie plurime al titolare di una ditta di combustibile ma è caduto il reato più grave di mobbing per il quale il pm aveva chiesto 18 mesi
Un'aula di tribunale in un'immagine d'archivio.
Un'aula di tribunale in un'immagine d'archivio.

BELLUNO. È stato condannato per ingiurie plurime verso una dipendente a 1.000 euro di multa l’imprenditore bellunese Mario Azzalini, classe 1929, titolare dell'omonima ditta che commercia in gas e combustibili. Ad accusarlo una donna di 33 anni (parte civile con l’avvocato Ferdinando Coppa), sua ex dipendente per circa 8 mesi: a lei è stato riconosciuto un risarcimento danni di 1.500 euro. Il giudice Elisabetta Scolozzi non ha accolto la richiesta di condanna ad un anno e 6 mesi di reclusione per maltrattamenti sul posto di lavoro, proposta dal pubblico ministero Simone Marcon ed ha derubricato il reato in ingiurie plurime. Senza dubbio è stata premiata la linea difensiva dell’imputato, rappresentata in aula dall’avvocato Anna Casciarri.

Nel corso dell’udienza di ieri, prima di passare alla discussione, sono stati sentiti gli ultimi due testimoni: un dipendente e la figlia dell’imputato, lei stessa impiegata nell’azienda. Entrambi hanno sostanzialmente parlato di un uomo dal “carattere sanguigno e dal linguaggio colorito”. «Spesso non riesce a controllarsi nel linguaggio - hanno detto - ma lo fa con tutti indistintamente. Non s’è mai accanito con qualche dipendente in particolare. Ha di sicuro un temperamento forte ma ai suoi dipendenti ci tiene».

Nel corso della discussione il pm Marcon ha sottolineato che quello di Azzalini s’è rivelato un tipico esempio di mobbing di un imprenditore sul dipendente. Comportamenti vessatori che si sono ripetuti nel tempo e che sono consistiti in reiterate offese personali, critiche ingiuste, appesantimenti di mansioni e altro. Per questo motivo ha chiesto la condanna per mobbing ad 1 anno e sei mesi. Una richiesta alla quale s’è associato l’avvocato di parte civile che ha passato in rassegna le pesanti frasi ingiuriose ed i comportamenti vessatori che, a suo dire, sono stati provati in aula. «Anche gli stessi dipendenti che tuttora lavorano per l’azienda dell’imputato - ha precisato l’avvocato Coppa che ha chiesto un risarcimento da 20.000 euro - e che quindi non hanno alcun interesse nell’accusare il loro datore di lavoro hanno confermato i fatti».

L’avvocato Anna Casciarri ha incentrato la difesa sulla mancanza dell’elemento che caratterizza il reato di maltrattamenti ossia la continuità degli episodi. «La parte offesa - ha sostenuto il difensore dell’imputato - ha parlato di tre soli episodi significativi in 8 mesi di lavoro. Tra l’altro non così particolarmente gravi da configurare il reato di maltrattamenti». Ed ha chiesto l’assoluzione dell’imputato o la derubricazione del reato contestato in ingiurie. Tesi, quest’ultima, accolta dal giudice.

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