Oggi il voto in Senato con un sì quasi scontato

Sappada. Durante il dibattito di ieri solo Sonego si è detto contrario al passaggio ma c’è anche chi teme che il caso si trasformi in una “slavina” per il Veneto
Festeggiamenti a Sappada per il passaggio in commissione affari costituzionali del Comune in Friuli, Sappada, 27 gennaio 2016. PHOTOSOLERO/LUCIANO SOLERO
Festeggiamenti a Sappada per il passaggio in commissione affari costituzionali del Comune in Friuli, Sappada, 27 gennaio 2016. PHOTOSOLERO/LUCIANO SOLERO
SAPPADA. Se il voto sul distacco di Sappada dal Veneto, per passare al Friuli, rispecchierà il dibattito avvenuto ieri sera a Palazzo Madama, oggi il Senato approverà il passaggio di Sappada in Friuli, ma non è finita perché serve comunque un nuovo voto della Camera. Solo uno dei senatori intervenuti, il pordenonese Lodovico Sonego, del Pd, si è pronunciato contro il disegno di legge di Isabella De Monte, sua collega friulana, e di Raffaella Bellot, feltrina, del movimento “Fare”. Tutti gli altri si sono dichiarati favorevoli.


«Questa Assemblea non può assolutamente negare il voto positivo a Sappada», ha ammesso il senatore del Pd, Carlo Pegorer, friulano, che ha ripercorso tutta la storia di Sappada referendaria ed ha ricordato il sì della Provincia di Udine, quello del Friuli Venezia Giulia e pure l’ok dato dal Veneto. Pegorer ha spiegato i motivi storici, culturali, linguistici, religiosi, che stanno alla base dell’aspirazione dei sappadini. «È naturale la ricomposizione di quest’oasi linguistica con la sua madre patria friulana».


L’unico “sgambetto” della serata è stato quello del senatore Sonego che ha ammesso di essere intervenuto ripetutamente, addirittura con il premier Gentiloni, per bloccare un vulnus, a suo dire, costituzionale. Il cambio di confini “per motivi etnici e nazionali” come quello di Sappada intacca il profilo costituzionale e dunque deve avvenire attraverso un ddl costituzionale, con quattro letture nelle assemblee di Palazzo Madama e Palazzo Montecitorio. Sonego ha lamentato che il Consiglio dei Ministri non sia intervenuto per Sappada come ha fatto per Livinallongo e Lamon, imponendo, nel loro caso, un disegno di legge costituzionale. «Se passa Sappada – ha sottolineato Sonego – si apre una voragine». Una voragine istituzionale, a suo dire, perché comuni di affinità tedesca, come Tarvisio e Pontebba, potrebbero chiedere di essere restituiti all’Austria e Monrupino, sul Carso, alla Slovenia. Allo stesso modo Capo d’Istria e Pola potrebbero rivendicare l’annessione all’Italia.


Euforica la senatrice Bellot, che ha parlato di giornata storica, anche se ha messo le mani avanti, non escludendo sorprese dell’ultimo momento. Bellot ha infatti ricordato, con amarezza, quanto avvenuto il 16 marzo dell’anno scorso, con il rinvio del dibattito parlamentare, tra l’altro per motivi mai chiariti in modo appropriato. Rinvio, però, che a suo parere ha certificato la “mancanza di coraggio e di democrazia” da parte di ben identificati ambienti politici. La vicenda di Sappada – ha aggiunto – valorizza in modo pesante il significato del referendum per l’autonomia, il prossimo 22 ottobre, della Provincia di Belluno. Una Provincia che ha pienamente diritto alla sua autonomia ma che proprio per questo – ha ricordato Bellot – non doveva votare un ordine del giorno contro la volontà popolare espressa a larghissima maggioranza dai sappadini con il referendum del 2008.


Il senatore Enrico Cappelletti, del Movimento Cinque Stelle, ha confermato l’adesione del proprio gruppo alle “legittime richieste” dei sappadini. «Mi fa dispiacere questo distacco – ha sottolineato, dal canto suo, il padovano Marco Marin, di Forza Italia – ma la storia dà ragione a Sappada e la nostra decisione, dopo il referendum di 9 anni fa, è obbligatoria. Dobbiamo chiederci, piuttosto, perché si arriva a tanto. Non dimentichiamoci che ci sono altri 28 comuni veneti di confine che vogliono passare al Friuli e 35 con le province di Trento e Bolzano». Secondo Marin, si rischia comunque «una slavina se non corriamo ai ripari, come peraltro faremo con il referendum del 22 ottobre».


L’ultimo intervento della serata parlamentare è stato di un’altra Pd, la senatrice Laura Fasiolo, che ha evidenziato quanto già Sappada sia friulana, persino nello sci e nel calcio. Scontato, quindi, il sì al ddl. «L’effetto domino di cui ha parlato in quest’aula qualche collega – ha aggiunto Fasiolo – mi pare davvero improbabile, perché gli articoli su cui si fonda il ddl non consentono generalizzazioni di sorta. Va dunque rispettata la volontà dei cittadini». Per Fasiolo non sarebbero più accettabili ulteriori rinvii.
(f.d.m.)


Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi