Ogm, partita una petizione per fermare le coltivazioni
BELLUNO. No agli Ogm in provincia di Belluno.
Lo chiede una serie di associazioni locali (Casa dei beni comuni, Comitato acqua bene comune, la Skasera, Gruppo Coltivare Condividendo, Dolomiti Bio, Wwf, La Ragnatela, Woof Italia, Associazione Arianova, Aiab, Agrincolti, Radio Gamma 5, Coordinamento Gruppi solidale Belluno) che ieri mattina in piazza Piloni ha raccolto le firme per una petizione affinché il governo italiano che verrà, adotti una “clausola di salvaguardia” che blocchi a livello nazionale la liberalizzazione sulla coltivazione degli organismi geneticamente modificati.
Il movimento contro gli Ogm è partito proprio dal Bellunese e si è sparso in tutta Italia, come precisa Tiziano Fantinel del gruppo Coltivare Condividendo. «C’è un reale pericolo che il nostro Paese accetti senza alcuna riserva la sentenza della Corte Europea che di fatto dà il via libera alla coltivazione di alcune varietà di Ogm. Questo significa non solo che i semi autoctoni saranno contaminati, perdendo la loro specificità e la biodiversità coltivata. E stiamo parlando di varietà tipiche come il mais sponcio, marano, fiorentin, cinquantino, bianco perla. Ma anche che saremo “sottomessi” al volere della multinazionale produttrice. Infatti, il seme geneticamente modificato non può essere riprodotto e quindi i coltivatori sarebbero dipendenti da chi li produce. Inoltre e non ultimo, non esiste alcuna sicurezza rispetto ai rischi per la salute di essere umani e animali derivanti da dalla contaminazione permanente del suolo e dell’ambiente. Non c’è alcuna certezza di resistenza alla siccità e alle avversità climatiche», precisa Fantinel.
Da tutte le associazioni che partecipano alla campagna di informazione arriva la richiesta di una presa di posizione, una dichiarazione, una mobilitazione anche di tutte le altre associazioni di categoria che su questo aspetto si ritrovano divise: infatti da una lato ci sono la Cia e la Coldiretti, contrarie agli Ogm e dall’altro la Confagricoltura che si dice favorevole. «Serve una presa di posizione unanime anche da parte di enti come il Parco delle Dolomiti bellunesi e dei nostri rappresentanti politici».
La campagna informatica per la firma delle petizione è partita qualche settimana fa nel Feltrino, nel Bellunese e in Alpago. E sono già state raccolte un migliaio di firme. «Vogliamo fare soprattutto informazione alla gente che non conosce questo problema e nemmeno la situazione che si prospetta». (p.d.a.)
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