“Ogni erba che guarda in su gà la so virtù” in edicola con il nostro giornale

Il libro di Dino Coltro è una guida agli antichi rimedi farmaceutici casalinghi con le piante come ingredienti principali. Ogni voce è corredata dall’illustrazione della pianta tratta da erbari antichi

Una illustrazione tratta dal libro “Ogni erba che guarda in su gà la so virtù”
Una illustrazione tratta dal libro “Ogni erba che guarda in su gà la so virtù”

Il proverbio “Ogni erba che guarda in su gà la so virtù”, che dà il titolo al volume, racchiude sinteticamente il punto di vista del mondo contadino e popolare del passato sulle piante, sia quelle coltivate nell’orto e nel campo, sia quelle spontanee raccolte nei boschi, lungo gli argini dei fiumi e dei fossi, negli spazi incolti marginali.

Di numerose specie vegetali si conoscevano i possibili utilizzi alimentari e, soprattutto, gli impieghi terapeutici. Dalle piante si ricavavano, infatti, buona parte dei rimedi farmaceutici “casalinghi” contro le malattie, poiché il ricorso ai medici e ai farmacisti fu, per molti secoli, una prerogativa riservata a pochi benestanti.

La copertina del libro di Dino Coltro
La copertina del libro di Dino Coltro

L’uso elementare delle “erbe medicamentose”, con precise indicazioni sui sintomi delle malattie da combattere, faceva parte delle comuni conoscenze degli anziani, soprattutto donne, e la prima cura avveniva in famiglia. Guaritrici, levatrici, esperte di erbe, botaniche, herbere erano donne abili nella manipolazione del corpo, depositarie di saperi antichi, in sintonia organica e funzionale con i “pazienti”, con i quali condividevano, quasi sempre, la visione del mondo materiale e immateriale.

Sapevano approntare rimedi semplici, come gli infusi freddi di aglio, preparati mettendo a macerare per una notte due spicchi d’aglio tritati o pestati nell’acqua o nel latte. Erano usati per eliminare la renella, i calcoli urinari, la colica ventosa. L’agio pi bon per i vermi xe quelo che xe stà cavà el giorno de San Zuane, l’aglio migliore era considerato quello raccolto il 24 giugno, giorno di San Giovanni.

Usatissima, racconta Coltro, era la camomilla che fa ben par tuto, par i dolori de panza, de testa, la calma, la te mete a posto. La camomilla era adatta a tutte le indisposizioni.

Famosa era la papeta de lin, la pappa di farina di semi di lino, ottimo cataplasma contro i catarri bronchiali. La papeta si metteva caldissima in un velo, coperto a sua volta da un panno di lana, e lasciata per un certo tempo sopra i bronchi. Si doveva stare attenti a non farla raffreddare sul petto, sopra i bronchi, parché se ghe perdea el vantaio, si perdeva l’effetto.

Le more di rovo, le russie, erano il frutto preferito dai bambini e dai ragazzi, ma avevano l’inconveniente di causare molte “pienezze” di corpo. Per questo el sugo de mora era usato nelle dissenterie dei bambini.

Il libro del veronese Dino Coltro (1929-2009), uno dei maggiori ricercatori della tradizione orale contadina del Veneto, offre un rapido ma puntuale repertorio dei più comuni medicamenti ottenuti dalle piante e ancora diffusi tra i contadini delle campagne venete sul finire del secolo scorso. Ogni voce è corredata dall’illustrazione della pianta tratta da erbari antichi. Completano il volume una serie di ritratti di botanici al lavoro e una raccolta di proverbi veneti sulle virtù delle piante.

Scheda tecnica

Numero pagine: 72

Formato: 13 x 20 cm

Prezzo (in abbinata): 10,90 euro

In edicola da: 4 gennaio 2025

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