«Ogni guerra offende la dignità umana»
AURONZO. Obiezione di coscienza contro gli armamenti. Quindi, anche, contro gli F35. Rotondo il no proclamato da Pax Christi ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. Don Nandino Capovilla, bandiera della pace alle spalle e kefiah palestinese intorno al collo, ha letto un accorato appello del presidente dei pacifisti cattolici, quelli rappresentati da Pax Christi, il vescovo monsignor Giovanni Ricchiuti, pugliese, vescovo di Altamura. «Fate riecheggiare nelle gole dei monti e giù lungo le valli, ancora una volta, il forte grido che quella, come ogni guerra, fu una vera follia e una inutile strage». Mentre legge, don Nandino, presenti 100 militanti del movimento provenienti da tutta Italia, solleva lo sguardo e guarda lontano, al monte Piana. Ben 14 mila i ragazzi che 100 anni fa vi persero la vita. «Vi dico con convinzione – grida il vescovo pacifista, da mille km di distanza - è giunto il tempo di dire basta, di riaffermare, con coraggio, che la guerra offende in modo drammatico la dignità della persona umana, che bisogna ritornare ad ubbidire e ad obiettare con la propria coscienza, che la produzione, il commercio e il traffico delle armi arricchiscono i mercanti di ieri e di oggi». Con la partecipazione all’abbraccio alle Dolomiti Pax Christi conclude una tre giorni di riflessione sulla pace e la giustizia. Più di un centinaio di aderenti al movimento sono arrivati da tutta Italia ad Auronzo dove hanno incontrato testimoni, in particolare scrittori, delle guerre e dell’indispensabile opposizione, non solo morale, a questa dispersione di tante risorse. C’erano 5 preti e tutti insieme hanno celebrato la messa in quella splendida cattedrale che sono le 5 Torri, sopra Cortina, lo sguardo fisso alle trincee e ai camminamenti della Prima guerra mondiale. Centinaia i pellegrini dei diritti umani che ieri sono saliti alle Tre Cime issando l’arcobaleno, più luminoso di sempre com’era baciato dal sole, prima che calasse la nebbia. «Con la guerra – ha mandato a dire il vescovo di pax Christi – è l’umanità a morire e, insieme ad essa, viene giù, rovinosamente, anche questa casa comune e meravigliosa che abbiamo ricevuto un dono». Quando don Nandino ha letto questo passaggio, tutti hanno alzato lo sguardo preoccupato alle pareti Sud delle Tre Cime. Tanti le vedevano per la prima volta, come la coppia che è salita all'alba ed ha fatto il giro, prima degli altri, rassicurandosi con le guide alpine schierate lungo il percorso. (fdm)
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