«Oi morir a Belùn» ma il Consolato gli nega il rimpatrio

Giovanni Dal Molin ha 85 anni, da due è bloccato in Uruguay Originario di Limana, ex partigiano, era emigrato nel 1958

BELLUNO. Al Consolato italiano di Montevideo, sfogandosi contro la burocrazia che da due anni gli nega il rimpatrio nel suo paese d’origine, in più occasioni l’ha urlato in dialetto: «Oi morir a Belùn».

La storia di Giovanni Dal Molin, nato il 25 aprile 1928 ai piedi delle Dolomiti, è diventata un cavallo di battaglia delle associazioni uruguaiane che orbitano nel mondo dell’emigrazione italiana nei paesi sudamericani. I loro appelli sono finalmente giunti nel Bellunese, soprattutto a Limana, il paese natale dell’85enne. A fare da “ponte” con l’Italia è stata la comunità Uruguayos en Trentino Verona Lago de Garda, che per prima ha deciso di sostenere la causa dell’anziano. «È attualmente ospite della Congregazione degli Scalabriniani, organizzazione religiosa che segue in tutto il mondo i migranti», spiegano i referenti della comunità uruguagia. Ha riferito di essere stato partigiano durante la seconda guerra mondiale, a soli 16 anni, e di aver lasciato l’Italia a 30 anni, nel 1958. Da lì in poi ha girato diversi Stati sudamericani, ha sempre lavorato e 10 anni fa è arrivato in Uruguay. Ora le sue condizioni di salute non sono buone, ma è comunque autosufficiente. Gode di un piccolo sussidio, circa 100 dollari al mese, ma è in evidente difficoltà. Ha comunque il passaporto italiano, valido, e le associazioni che si sono attivate hanno già raccolto i fondi per pagargli il biglietto aereo per l’Italia. Non ha famiglia, nè moglie nè figli, dice di avere una sorella ricoverata in una casa di riposo in provincia di Belluno. Era stato contattato anche un lontano nipote, che però non ha voluto saperne di ospitare un parente di cui non aveva mai sentito parlare».

E senza un punto di appoggio, qualcuno in grado di garantirgli l’ospitalità «il Consolato non gli rilascia il visto per il rimaptrio», proseguono dalla comunità uruguagia. «Sono due anni che, consapevole di avere ancora tempo da vivere, ha espresso il desiderio di tornare a Belluno, di morire a Belluno, ma niente. Abbiamo comunque già informato le autorità bellunesi della situazione del signor Giovanni».

E in effetti la segnalazione è giunta anche al Comune di Limana, che avrebbe già attivato il suo servizio di assistenza sociale. A interessarsi del signor Dal Molin anche l’associazione Bellunesi nel mondo, come spiega il presidente Oscar De Bona. «Siamo venuti a conoscenza della storia del signor Giovanni solo pochi giorni fa e ci siamo subito attivati con gli enti di competenza. C’è un fondo apposito del ministero degli Esteri per coprire, almeno in parte, le spese del biglietto e anche la Regione Veneto prevede qualcosa per chi ha radici venete e vuole rientrare in Italia. Faremo il possibile».

Giovanni Dal Molin che, in ogni caso, la sua battaglia continua comunque a condurla da solo. «Ha manifestato più volte davanti al Consolato», spiegano ancora i referenti della comunità Uruguayos en Trentino Verona Lago de Garda. «La sede degli Scalabriniani di Montevideo, dove è ospite, a breve verrà chiusa per lavori di ristrutturazione e lui non avrà più un posto dove dormire e per questo è tornato a protestare anche oggi (ieri, ndr). Molte associazioni uruguaiane che si sono affezionate alla sua storia, comunque, stanno organizzando una manifestazione davanti al Consolato, che si terrà il 7 giugno».

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