Olimpiadi 2026, il Coni assicura: Cortina c'è
CORTINA. Cortina c’è. E non è all’ombra né della ‘Madunina’ né della Mole Antonelliana. C’è con tutta la sua dignità. E la sua autonomia. Ma insieme alle Dolomiti, quindi al Veneto e, come si spera ai piedi delle Tofane, anche di Bolzano e di Trento. Luca Zaia, presidente del Veneto, lo ha verificato ieri a Roma, ricevendo l’autorevole conferma del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che la manifestazione d’interesse presentata al Cio dalla Regina delle Dolomiti sarà trattata alla pari di quelle avanzate da Milano e da Torino. Tant’è che le uniche parole proferite dal presidentissimo dello sport italiano, sono queste: «Se si va verso tre candidature distinte? In questo momento sì. Senza dubbio, poi vediamo quello che succede».
Quindi avanti tutta, è il conforto che Zaia ha ricavato dall’incontro, molto cordiale, come tra due amici, nonostante qualche punzecchiatura maturata subito dopo l’annuncio dato dal governatore che le Dolomiti volevano giocare un ruolo di primo piano alle Olimpiadi del 2026. Alla riunione di ieri hanno partecipato anche il segretario generale del Coni Carlo Mornati e la coordinatrice delle candidature olimpiche Diana Bianchedi.
Non si è trattato, dunque, di un confronto a quattr’occhi, ma ufficiale, in cui il presidente della Regione ha spiegato perché Cortina scende in campo e perché la sua vuol essere un’avance alternativa a quella di Milano e Torino. «Cortina sarà la capitale di un sistema-neve che è il più grande al mondo, di ben 1300 km di piste».
Zaia ha inquadrato questa proposta nel ruolo sportivo che una Regione come il Veneto vuol giocare. La nota diffusa al termine dell’incontro informa infatti che «sono stati affrontati vari temi di politica sportiva, dai Campionati Mondiali di Sci Alpino 2021 alla candidatura del Veneto ai Campionati Mondiali di ciclismo 2020».
Subito dopo l’annuncio di Zaia, il 12 marzo, l’esuberanza del governatore aveva provocato qualche fastidio nei palazzi romani dello sport. Dal Coni si era osservato che una candidatura va presentata nel rispetto di tutti i crismi. Quella del Veneto, insomma, veniva inizialmente interpretata come una provocazione. Ecco perché nel comunicato emesso ieri c’è un passaggio iniziale che sembra superfluo, o meglio scontato, ma che invece ha un’importanza decisiva. Per la candidatura, vi si legge, “verranno attivate una serie di iniziative per la realizzazione di un progetto che sia compatibile con le norme e le disposizioni del Cio, nel rispetto della fase di dialogo attivata dal Coni nei tempi previsti”.
Quella di Cortina, insomma, non è una “provocazione”. È un dato col quale il Coni deve fare i conti. È ovvio, non deciderà il Coni da solo. La prima scelta spetterà al Governo. E qui il gioco si fa duro. Con Di Maio presidente del consiglio, Torino potrebbe avere la meglio. Ma se Salvini sarà della partita, non vorrà rinunciare alla Lombardia. Vuoi vedere – si spera a Venezia e a Cortina -, che tra i due litiganti potrebbero spuntarla Cortina e le Dolomiti? Usiamo il plurale, perché la Lega, pur di conquistare Trento e Bolzano, alle prossime Provinciali – un risultato che sarebbe storicissimo -, potrebbe convincere i “lumbard” a cedere anche i Giochi del 2026. Non è escluso che se ne parli proprio oggi, a Trieste, dove i presidenti di Veneto, Lombardia e Liguria sottoscriveranno il patto dell’autonomia, insieme a Fedriga, candidato del Carroccio alle Regionali Fvg.
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