Olimpiadi dell’Unesco, la sfida delle Dolomiti
Veneto, Bolzano e Trento unite avversarie di Torino e Milano per il 2026. Zaia: «Saranno a costo e impatto zero: qui gli impianti esistono già»
BELLUNO. La grande sfida. Le Dolomiti Unesco cercano di fare lo sgambetto, per le Olimpiadi 2026, alle grandi capitali Torino e Milano. Che sono sicure, una o l’altra, di vincere la candidatura. E se ancora una volta ce la facesse, contro Golia, il piccolo David, irrobustito da 1.200 km di piste e da ogni genere di impianto, senza bisogno di costruirne uno solo? Ecco, appunto, la sfida. «Le Olimpiadi a km zero», come le chiama Luca Zaia, presidente della Regione. Anzi, a costo quasi zero, perché, in verità, pare che, fra Belluno, Trento e Bolzano, manchi solo da sistemare una pista da bob.
A 70 anni dai Giochi di Cortina, Zaia, dunque, lancia il guanto di sfida alla Lombardia e al Piemonte. Lo fa dopo averne parlato con Arno Kompatcher di Bolzano ed Ugo Rossi di Trento, i presidenti delle due Province. Et voilà: «Proporremo le prime Olimpiadi alle Dolomiti Unesco, implementate sulle terre alte del Veneto, del Trentino e dell’Alto Adige», ha annunciato. Neppure una virgola contro l’ipotesi dei Giochi grillini a Torino, tanto meno all’indirizzo di quelli milanesi. «Le nostre», ha anticipato, «saranno Olimpiadi a impatto zero, senza nuovo cemento; saranno sufficienti le strutture già esistenti, come quelle che stiamo realizzando per i Mondiali di sci a Cortina nel 2021».
«Olimpiadi che potrebbero valorizzare il già straordinario patrimonio tecnico, sciistico e impiantistico, l’ambiente, la storia e il pregio delle Dolomiti», ha insistito Zaia, «mettendo anche a frutto l’esperienza che stiamo facendo con Cortina 2021 e le caratteristiche dell’intero Dolomiti Superski».
Zaia, di fatto, sfonda una porta aperta, formalizzando quelle intuizioni e quella disponibilità scaturite nell’ottobre scorso: all’indomani del no dei Tirolesi alla proposta di candidatura di Innsbruck, Tiziano Mellarini, assessore allo sport della Provincia di Trento, si fece allora avanti ricordando – come scrisse il “Corriere delle Alpi” - che già nel 2012 aveva avanzato l’ipotesi di Trento e Bolzano. «Ora», aveva detto al nostro giornale, «con la rinuncia di Innsbruck, quell’ipotesi la possiamo formulare diversamente, coinvolgendo Belluno e, in particolare, Cortina». E da parte di Flavio Roda, presidente della Fisi, l’applauso allora era stato immediato: «L’Olimpiade delle Dolomiti», aveva specificato Roda, «rappresenterebbe un nuovo concetto da proporre all’attenzione internazionale e riavvicinerebbe il pubblico a un’edizione dei Giochi promozionale per la montagna. Certamente, qualcosa di diverso dalle edizioni dei Giochi che hanno come base una città e degli impianti sportivi che poi non vengono utilizzati. Non ci sarebbero “cattedrali nel deserto”».
Ecco la sfida. Dopo ripetute edizioni “cittadine”, finalmente i Giochi delle terre alte, in questo caso riconosciute e protette addirittura dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità. Una garanzia, evidentemente, contro qualsiasi abuso. Esattamente quanto vorrebbe oggi Zaia, dopo aver condiviso l’orizzonte con i colleghi Kompatscher e Rossi.
«Bene che il presidente della Regione Veneto convenga sull’opportunità di un’Olimpiade delle Dolomiti nel 2026. Ora speriamo di essere ancora in tempo», sottolinea il deputato del pd De Menech, «perché Venezia non aveva ancora preso posizione dopo che Trento e Bolzano avevano lanciato l’idea. Ora l’obiettivo sarà fare squadra, per portare a casa un risultato positivo. Noi ci siamo». E lancia la “crociata” contro le città metropolitane Torino e Milano: «Si chiamano Olimpiadi invernali», sottolinea De Menech, «saranno in realtà olimpiadi di pianura e per organizzarle ci vorranno risorse ingenti e ulteriore consumo di territorio. Ne abbiamo bisogno? Credo proprio di no e secondo me non possiamo neppure permettercelo».
Incalzato ieri dai giornalisti, Zaia ha anticipato che bisogna immaginare uno scenario con le varie discipline olimpiche implementate sul territorio delle diverse province: dalle discese di Cortina lungo l’Olympia o della Val Badia, al fondo in Val di Fiemme, dal trampolino di Predazzo al biathlon di Anterselva, dall’hockey su ghiaccio di Cortina, Alleghe e Bolzano, allo stadio di Pinè per il pattinaggio di velocità, fino ad arrivare al bob, per il quale potrebbe essere sistemata la mitica pista dedicata a Eugenio Monti.
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