Oltre 150 mila euro di microcredito a chi è in difficoltà

Il sostegno non si limita al prestito ma prevede anche una consulenza per aiutare le persone a risollevarsi
Di Davide Piol

BELLUNO. Solitamente si sente parlare di microcredito per le imprese. Da qualche anno ne esiste un altro, destinato esclusivamente a persone singole o a nuclei familiari in temporanea difficoltà economica.

Il progetto, tutto bellunese, è partito 5 anni fa grazie alla costituzione di un fondo etico di garanzia che permette l’erogazione di piccoli prestiti, 3 mila euro al massimo, da restituire entro 36 mesi.

«A fronte dell’intervento di tipo economico sono previste delle azioni di tipo formativo ed educativo», ha spiegato Mariangela Segat del Ceis di Belluno coordinatrice del progetto, «in modo che le persone siano accompagnate in un progetto di cui sono parte attiva, attraverso una consulenza volta a migliorare la gestione del bilancio familiare. Anzi, la consulenza ha priorità rispetto al prestito. Perché si può fare microcredito senza prestito ma non senza consulenza».

La nascita del progetto. Il progetto nasce nel 2008 su idea del Ceis e delle cooperativa Integra in risposta agli innumerevoli bisogni che la varie associazioni avevano letto nel territorio attraverso le loro attività. Dall’idea si passa poi ai fatti. Vengono coinvolti il Csv, il Comitato d’intesa, Angelo Paganin (allora assessore alle politiche del comune di Belluno) e tutti coloro che si occupano di attività nell’area tematica “nuove povertà”.

Il fondo di garanzia. «Per creare tutto questo siamo partiti con 13 mila 650 euro donati dal Csv nel 2010», ha raccontato la Segat, «che ci ha permesso di costituire la rete, formare i volontari, avviare il servizio di consulenza, definire il regolamento e le procedure, iniziare la convenzione con la banca».

Nel 2012 viene costituito un primo fondo di Garanzia di 50 mila euro all’Unicredit di Belluno. Di questi, 35 mila vengono finanziati da Cariverona (più 5 mila euro per la segreteria e la gestione del progetto, per un totale di 40 mila euro), e 15 mila vengono donati da Caritas, Insieme Si Può e Comitato di Intesa. Nel 2014 viene fondato un secondo fondo di Garanzia presso Banca Etica con il contributo di Cariverona (altri 40 mila euro) e un co-finanziamento di Banca Etica (23 mila euro). A questi si aggiungono poi circa 40 mila euro di donazioni di privati ma anche di associazioni, enti e banche.

«Il microcredito intercetta una fetta della popolazione che soffre di difficoltà economiche», ha dichiarato la Segat, «Persone con un reddito basso che riescono alla fine a restituire il credito. Nel tempo abbiamo però riscontrato una situazione diversa. Molti non riescono a restituire il prestito e hanno quindi bisogno di contributi a fondo perduto. Per questo motivo si è costituito anche un fondo di solidarietà per l’erogazione di quei contributi».

Numeri. Dal 2012 al 2016 sono state ricevute 203 richieste di microcredito, 125 richieste dal fondo di solidarietà e sono stati fatti 307 colloqui. Nel complesso in 5 anni sono stati erogati 74 prestiti, il 36% delle richieste, per un totale di 153 mila 383 euro, di cui c’è stata una restituzione quasi totale.

A chiedere aiuto sono soprattutto italiani (134 su 203) di età media tra i 41 e 55 anni (44% del totale). Elevato anche il numero degli over 65, adulti in pensione che devono spesso mantenere i figli disoccupati. Quasi tutti i richiedenti provengono dalla Valbelluna. A rivolgersi allo sportello molti nuclei familiari di 3/5 persone (42%) ma anche tanti singoli (31%). In 76 casi su 203 si trattava di persone con un lavoro a tempo indeterminato, solo 30 erano disoccupati.

«I motivi sono i più svariati», ha commentato Cristina Tagliabò, coordinatrice dello sportello del servizio di microcredito, «bollette dell’acqua e del gas, affitti arretrati, spese condominiali o mediche, anticipo cauzione. Molti vorrebbero prendersi un automobile perché vivono in luoghi disagiati e ne avrebbero bisogno per muoversi».

Lo sportello Il coordinamento e la segreteria dello sportello sono gestiti da Integra. Ogni colloquio, invece, viene seguito da due volontari, uno con competenze tecniche e l’altro con competenze di ascolto e di relazione. «Cosa facciamo? Noi ascoltiamo le persone e suggeriamo delle azioni per migliorare un rapporto spesso difficile con la realtà», ha spiegato Renata De Prà, dell’associazione Centro di Solidarietà Charles Peguy e volontaria dello sportello, «molto spesso si tratta delle stesse persone che seguiamo nelle nostre associazioni. Ogni tanto le sentiamo anche per telefono dopo il prestito. Sono quasi tutte felici perché ha permesso loro di rilanciarsi e riprendere delle attività».

Alcuni raccontano di esser riusciti a pagare il dentista e aver trovato poi un lavoro. Altri di aver preso un appartamento in affitto col figlio. Altri ancora devono far i conti con una realtà dura come la tossicodipendenza.

Infine, ci sono quelli che una volta restituito il prestito ne chiedono un altro. «Il prestito non è però la cosa fondamentale», ha raccontato Riccarzo Zaccone, delegato del Rotary Club Belluno e volontario, «Le persone vengono e ci raccontano le loro storie. Dopo i vari accertamenti sul nucleo familiare, le entrate e le uscite, procediamo con il prestito. Ma non diamo mai soldi in mano alle persone. Ci dicono di cosa hanno bisogno, ad esempio pagare le bollette, e se ritenute idonee facciamo partire un finanziamento vincolato a quell’intervento».

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