Oltre cento docenti col diploma magistrale rischiano ora il posto
belluno
Più che incerto il futuro di oltre un centinaio di docenti delle scuole elementari e materne inseriti con riserva nelle graduatorie ad esaurimento, in provincia, non avendo la laurea e non avendo il titolo di bilitazione. A questi si aggiungono anche la trentina di insegnanti che hanno ricevuto il ruolo in questi anni sebbene con riserva, per avere soltanto il diploma magistrale.
La situazione è molto complicata e in continuo divenire, come spiegano Milena Zucco della Gilda degli insegnanti e Lorella Benvegnù della Cisl Scuola.
La questione riguarda quei docenti della scuola elementare e dell’infanzia diplomati nell’anno scolastico 2001-2002 non ammessi alle graduatorie a esaurimento per carenza del titolo di abilitazione. Inizialmente, sia il Tar Lazio sia il Consiglio di Stato hanno dato ragione all’amministrazione, stabilendo l’inesistenza del diritto dei diplomati magistrali a iscriversi nelle graduatorie ad esaurimento. In seguito, dopo la vittoria del ricorso da parte dei diplomati al Consiglio di Stato ha portato a una serie di sentenze favorevoli dei Tar di vaie Regioni che ha permesso a tanti insegnanti in queste condizioni di iscriversi nelle graduatorie ma con riserva. E molti di loro sono stati assunti, appunto, negli anni a tempo indeterminato.
Ad oggi, la normativa è chiara e queste persone non potrebbero essere né nelle graduatorie ad esaurimento né avere il ruolo. Ma con il decreto Dignità come ha ribadito anche il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, nel momento in cui arriverà la sentenza negativa dal consiglio di Stato avranno 120 giorni a disposizione prima di essere licenziati.
«La situazione è molto grave e pesante», dicono Benveghù e Zucco. «Si tratta di una situazione paradossale che oltre un centinaio di docenti in provincia di porta dietro da anni».
Un centinaio è iscritto alle graduatorie ad esaurimento con riserva e «rischia di finire nelle graduatorie di seconda fascia di istituto proprio in virtù del fatto che non hanno la laurea e non hanno fatto il concorso», precisa Zucco. «Questo significa che dovranno passare tramite i dirigenti scolastici per essere chiamati a svolgere delle supplenze nelle scuole e non passeranno dall’Ufficio scolastico provinciale. Quindi potrebbero non avere il posto per il prossimo anno».
Cosa ne sarà, invece, di chi ha già preso il ruolo, ancora non si sa. «Avere dato quattro mesi in più di tempo per coloro che rientrano in questa fattispecie di docenti non fa altro che allungare l’agonia per queste persone», precisa Benvegnù.
Che aggiunge: «Il ministro ha pensato che 120 giorni fossero necessari per dirimere la questione a livello parlamentare. Ma io nutro qualche dubbio su questo e quando arriveranno le sentenze contrarie ai singoli docenti, si rischia di mettere in difficoltà le scuole e anche gli studenti e la continuità didattica». —
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